Anonymous, smascherato mister “X”: denunciò presunto attentato dell’Isis

21 Gen 2016 12:34 - di Ginevra Sorrentino

Anonymous neanche poi tanto. Identificato. Denunciato. Smascherato. Ha impegato davvero poco la Polizia a trovare chi, nascosto dietro la maschera di Anonymous,  su un quotidiano italiano online, lo scorso 28 dicembre aveva rilasciato un’intervista nella quale lasciava intendere di avere sventato un attentato che l’Isis stava per portare a termine in Italia, a Firenze. La segnalazione non aveva trovato riscontro né nelle indagini della polizia postale, né nelle analisi degli esperti antiterrorismo. La domanda su chi si celasse dietro l’annuncio del fantomatico attentato sventgato di un soffio, invece, oggi ha una risposta.

Identificato il mister “X” di Anonymous

O meglio, un nome, un cognome, un volto:  a quanto emerso dalle indagini si tratterebbe di un giovane di 29 anni, esperto informatico di Aosta, conosciuto all’interno del movimento Anonymous come “X” (alias “wArning”). Un mister “X” che per un po’ ha tenuto banco in Rete per l’annuncio prima, i dubbi seguiti immediatamente dopo, l’identificazione di oggi. La complessa indagine della Polizia postale che ha portato all’identificazione del giovane aostano che aveva attribuito ad Anonymous il merito di aver sventato un attentato in Italia dell’Isis è stata condotta dal Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) ed è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e dal sostituto procuratore Eugenio Albamonte. A partire dalle prime battute dell’indagine, agli investigatori non sono sfuggiti alcuni particolari nelle modalità di diffusione sul web della rivendicazione del presunto attentato sventato e nell’indicazione della città di Firenze quale sede del fatto: tali particolari, insieme alla successiva dissociazione di Anonymous dai comunicati e dai video effettuati da “X”, hanno permesso di stringere il cerchio intorno al giovane di Aosta.

L’hacker accerchiato due volte

Accerchiato due volte: prima dagli investigatori della polizia informatica, poi dai presunti “colleghi” del movimento di hacker, i cui dubbi ribaditi a suon di comunicati, annunci e video successivi alla rivendicazione mediatica di mister X, hanno contribuito a stringeree il cerchio intorno all’anonimo pirata del web. E allora, non stupisce che all’atto della perquisizione dell’abitazione di quest’ultimo, avvenuta nei giorni scorsi, è stato sequestrato numeroso materiale informatico, ora al vaglio degli investigatori. L’analisi di quanto rinvenuto tra le carte dell’enigmatico personaggio – si è appreso da fonti investigative – potrà anche chiarire se alla “bufala natalizia” abbiano concorso anche altre persone, spinte a millantare «successi investigativi» in tema di lotta al terrorismo di matrice islamista al solo fine di attribuirsi falsi meriti per acquisire credibilità all’interno di un movimento, quale quello di Anonymous, ultimamente indebolito anche a causa delle azioni criminali compiute gratuitamente da personaggi che si sono dimostrati spregiudicati, nella migliore delle ipotesi, di basso profilo, nelle altre.

Anonymous, la struttura anticrimine vigila nel web

Il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) del servizio Polizia postale e delle comunicazioni – la cui indagine ha consentito di identificare il giovane di Aosta conosciuto come “X” di Anonymous – è una struttura impegnata nel monitoraggio del web e nell’analisi dei dati raccolti. La finalità non mira solo alla protezione delle infrastrutture critiche dell’Italia da attacchi cibernetici condotti da singoli, organizzazioni criminali o terroristiche per i motivi più svariati, ma punta anche a valutare in tempo reale la miriade di notizie, spesso infondate ed allarmistiche, che inondano ininterrottamente il mondo della rete. Uno strumento indispensabile – dicono gli investigatori – non solo per fornire ai vertici decisionali del Paese un quadro aggiornato ed affidabile delle possibili minacce, ma «per impedire la dispersione di preziose risorse, impiegate costantemente nel controllo del territorio e a presidio di obiettivi sensibili, a tutela della incolumità dei cittadini contro ogni forma di aggressione fisica o cibernetica».

 

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