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Inchieste, Banca d’Italia accusa: «Noi bersaglio di polemica politica»

Cronaca - di Redazione - 27 Ottobre 2015 - AGGIORNATO 27 Ottobre 2015 alle 19:04

La Banca d’Italia muove al contrattacco sulle vicende della Banca Popolare di Vicenza e la Banca Popolare di Spoleto, rivendicando la correttezza dei suoi comportamenti e l’azione di vigilanza svolta sulle due banche senza quindi favoritismi o omissioni. Dopo gli attacchi via via più virulenti subiti in queste settimane e l’iscrizione nel registro degli indagati del governatore Ignazio Visco a Spoleto, seppure in qualche modo ridimensionato successivamente dalla stessa Procura, l’istituto centrale ha scelto la strada, se non una difesa, di “un chiarimento” e che rompe un silenzio imposto fin qui dal “segreto d’ufficio”. Sul sito della banca d’Italia, d’accordo con la magistratura, è stato così pubblicato un articolato riassunto della vigilanza svolte sulla Vicenza andando in profondità a quanto detto da Visco all’Fmi di Lima a inizio ottobre.

Nelle stesse ore peraltro il dg Salvatore Rossi ha mandato una lettera ai dipendenti dove l’episodio della Spoleto è iscritto “in un clima di accesa polemica politica che occasionalmente trova come bersaglio il mondo bancario e la Banca d’Italia”. Rossi nella sua lettera spiega la metodologia usata dalla Banca d’Italia per rispondere alle accuse di parzialità e arbitrarietà formulate da alcune forze politiche, quotidiani, associazioni di consumatori, opinionisti ma anche da alcuni esponenti bancari e imprenditoriali a livello locale. In molti hanno descritto la banca centrale, anzi i suoi vertici, come un soggetto che ha voluto ‘salvare’ alcune banche a discapito di altre o fungere da advisor del sistema colpendo però i piccoli risparmiatori. Accuse che Rossi, con toni forti (la lettera avrebbe dovuto essere interna) respinge descrivendo un processo decisionale non di pochi e arbitrario ma frutto di norme e collegialità: “Le decisioni di Vigilanza, assunte collegialmente dal Direttorio in riunioni attentamente verbalizzate, si basano su ampie, dettagliate, approfondite indagini e istruttorie svolte nel Dipartimento di Vigilanza e nelle Filiali”. sospettare che quelle decisioni siano scorrette vuol dire sospettare anche della capacità professionale e dell’onestà di molte centinaia di colleghe e colleghi”.

Su Vicenza, Via Nazionale entra nel merito delle accuse: la Popolare ha subito sette ispezioni nell’ultimo decennio che hanno riguardato vari aspetti, tra cui area finanza, area credito, trasparenza e antiriciclaggio e che hanno portato a sanzioni e a richieste di rafforzamento patrimoniale. Dalle ispezioni sono emersi infatti i due aspetti critici che hanno portato poi al crollo delle azioni (essendo non quotata deciso dagli stessi soci) e quindi alla caduta dei suoi vertici: riacquistare azioni senza autorizzazione e soprattutto computare a patrimonio anche le azioni dell’aumento comprate dai clienti grazie ai finanziamenti della stessa banca. Ispezione fatta dalla Bce è vero ma d’intesa e in continuità con la stessa Banca d’Italia, si rileva. Vicenza deve ora affrontare la dolorosa strada della trasformazione in spa e un ulteriore aumento di capitale per poi sperare in un’aggregazione mentre Spoleto è oramai nell’orbita del Banco Desio. Ancora incerto invece il destino dei 4 istituti di credito commissariati: serve infatti l’ok dell’Ue per permettere il salvataggio dell’Fitd (finanziato dalle stesse banche) da complessivi 2 miliardi di euro che però è appeso al giudizio sulla precedente operazione per Tercas (andata poi alla Popolare di BAri). In caso di fallimento dei 4 il Fondo dovrebbe garantire i depositi sopra i 100mila euro dei quattro istituti per complessivi 12,5 miliardi mentre anche il sistema intero subirebbe uno scossone.

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27 Ottobre 2015 - AGGIORNATO 27 Ottobre 2015 alle 19:04