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Il grande disegno russo riparte da dove finì: dal Medio oriente

Il grande disegno russo riparte da dove finì: dal Medio oriente

Home livello 3 - di Redazione - 3 Ottobre 2015 - AGGIORNATO 3 Ottobre 2015 alle 15:47

Con una casualità cui non crede nessuno, immediatamente dopo l’inizio dei bombardamenti russi sulla Siria si riapre l’agenda ucraina. O meglio, è più giusto il contrario. Il vertice parigino, seguito di quello a Minsk, era previsto da tempo: sono i bombardamenti a essere iniziati con diplomatica coincidenza tré giorni prima della ripresa della trattativa fra europei, russi e ucraini. Ha l’aria di una concomitanza cercata. Davanti ad Angela Merkel, Francois Hollande e Petro Poroshenko, Vladimir Putin non si presenta più come il presidente russo preoccupato per i suoi confini occidentali ma come un leader globale con cose da dire e da fare in tanti La Grande Russia uparte dal Medio Oriente scacchieri, contemporaneamente. Ieri perfino le operazioni militari russe sembrano essere diventate un po’ più precise, incominciando finalmente a colpire l’Isis e non solo gli oppositori più moderati al regime degli Assad.

Putin è intervenuto in Siria per avere maggior peso sulla questione ucraina

Secondo una lettura dell’intervento russo nel Levante, l’obiettivo prioritario di Putin è l’Ucraina, non la Siria; non la sopravvivenza di Bashar Assad ma il futuro dei russi nel Donbass; impedire che l’Ucraina entri nell’Unione Europea e nella Nato, trovando invece un modo per finlandizzarla, congelandone cioè il futuro geopolitico per qualche anno; bloccare il dispiegamento del sistema missilistico anti-missile, uno scudo alle porte della Russia; riprendere la trattativa sulla riduzione degli arsenali nucleari o ricominciare, al contrario, una pericolosa corsa al riarmo. È cosi: l’intervento in Siria è un modo efficace per sponsorizzare qualcosa che conta di più, l’Ucraina.

Russia vuol tornare potenza globale accanto agli USA

Tuttavia – spiega “Il Sole 24 ore” – il disegno di Vladimir Putin è molto più vasto. L’Ucraina e tutto ciò che ne consegue, è fondamentale ma non fine a se stessa. Insieme al nuovo interventismo mediorientale, è il balzo in avanti per tornare al più presto a essere l’altra grande potenza globale insieme agli Stati Uniti, in ogni regione del mondo: una nuova Unione Sovietica senza gli orpelli ideologici del comunismo e i sensi di colpa della perestroika. È il segno di un contrappasso se nel 1990 il primo segno di arretramento della potenza sovietica si sia manifestato in Medio Oriente, quando Gorbaciov non si oppose alla liberazione del Kuwait e si escluse dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti; e oggi la Velikaya Rossia, la Grande Russia ambiziosa ricominci dal Medio Oriente. Si può chiamare grande disegno.

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3 Ottobre 2015 - AGGIORNATO 3 Ottobre 2015 alle 15:47