Giorgio Parodi, l’asso della aviazione fascista che fondò la Moto Guzzi

18 Ago 2015 16:29 - di Antonio Pannullo
Giorgio Parodi

La Moto Guzzi è passata alla storia col nome di Carlo Guzzi, il giovane militare che insieme con Giorgio Parodi, scomparso il 18 agosto di 60 anni fa, la fondò nel 1921. Ma pochi sanno, al di fuori degli addetti ai lavori, il ruolo importantissimo che il giovane e coraggioso aviatore Giorgio Parodi ebbe nella fondazione di quello che è oggi uno dei più prestigiosi marchi italiani e che al tempo fu la principale casa produttrice di motocicli. Quella di Giorgio Parodi è una bella storia, che dimostra che nella vita è importante anche la concomitanza di certi eventi e le persone che si incontrano: se i pezzi si incastrano al momento giusto, può nascere un mito. Giorgio Parodi nacque nel 1897 a Venezia, e allo scoppio della Grande Guerra non esitò a falsificare documenti per poter partire volontario e servire la patria, tema questo che gli rimarrà caro per tutta la vita. Durante il conflitto divenne pilota di aerei, conquistandosi ben tre medaglie d’argento al valore, cui ne seguiranno altre. Era molto amico con un collega pilota, Giovanni Ravelli, campione motociclista e pilota da caccia nella Serenissima. I due conobbero e strinsero amicizia con Carlo Guzzi, maresciallo della Regia Marina, anch’egli appassionato di motociclette e di motori. Subito dopo la guerra, Guzzi propose ai due piloti di costruire motociclette da nuova concezione. Si trovarono subito d’accordo, e in effetti era un trio ben assortito: giovani, coraggiosi, ex militari, entusiasti. Il padre di Carlo Guzzi era uno stimato ingegnere, come il fratello Giuseppe, quello di Giorgio Parodi era un armatore genovese, Emanuele, che tra l’altro finanziò la fabbrica con ben duemila lire, e Giovanni Ravelli era un famoso campione motociclista e asso dell’aviazione, che avrebbe potuto mettere in campo il suo prestigio sportivo. Ma Ravelli, bresciano, nel corso di un volo di collaudo nel 1919 ebbe un incidente aereo e morì, segnando in questo modo il futuro della Moto Guzzi. Perché quell’aquila d’oro ad ali spiegate che ancora oggi vediamo su tutte le moto della Guzzi, rappresentano la presenza eterna di Giovanni Ravelli nella società, per espresso desiderio di Parodi e Guzzi.

Insieme con Carlo Guzzi Parodi delle vita all’eccellenza italiana Moto Guzzi

Ma i due giovani non si persero d’animo, e nel marzo 1921 a Mandello sul Lario, in provincia di Lecco, fondarono la Società Anonima Moto Guzzi, dal cognome del motorista Carlo Guzzi, per espressa volontà di Parodi. Il primo motociclo costruito fu la GP, dalle iniziali di entrambi, ma poco dopo il nome fu cambiato in “Normale”. Ma Giorgio Parodi non era tipo da tran tran: nel 1935 si arruolò nuovamente volontario per la guerra d’Etiopia, conquistandosi una medaglia di bronzo per lo spericolato attacco all’aeroporto di Addis Abeba.Frattanto Parodi, che era soprannominato “Lattuga”, a Genova si occupava anche del club aviatorio, faceva l’istruttore, il pilota sportivo, oltre che l’industriale. Ma nel 1940 la patria lo chiamò per la terza volta: ormai capitano pilota, volle partire ancora volontario e si trovò nei cieli dell’Africa settentrionale, ricoprendosi di gloria. E fu uno di questi gesti di abnegazione che segnò la sua vita: nel maggio 1942, corse alla ricerca di un aereo che non era tornato alla base, ma il motore del suo velivolo, surriscaldato. gli esplose in faccia ferendolo gravemente e causandogli la perdita di un occhio, incidente in seguito al quale non poté più volare. Riuscì comunque ad assistere il secondo pilota sino al rientro. Ebbe per questo la quinta medaglia d’argento, ma il fisico era minato dalle ferite di guerra, tanto che, il 18 agosto 1955, a soli 58 anni, morì. La Moto Guzzi gli sopravvisse, grazie al lavoro del suo antico amico Carlo Guzzi, che seppe lanciare e innovare il settore motociclistico italiano, facendone l’eccellenza industriale che oggi conosciamo. La Guzzi infatti vanta all’incirca 3300 vittorie motociclistiche. Nel 2004 fu rilevata dalla Piaggio, ma ancora sopravvive nella sua fabbrica di Mandello sul Lario, nel cui cimitero è sepolto Carlo Guzzi dal 1964. Ma con lui, sotto l’aquila d’oro turrita dalle ali spiegate, ci sono certamente anche Giorgio Parodi e Giovanni Ravelli.

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