Dado le “canta” ai Casamonica e al Campidoglio. Ed è trionfo (video)

29 Ago 2015 8:31 - di Liliana Giobbi

Tra ironia e denuncia. Parafrasando le parole di “Non voglio mica la luna” di Fiordaliso, il comico romano Dado ha deciso di farne una parodia del funerale-show di Vittorio Casamonica, l’ha postata su suo profilo facebook e il clan lo ha minacciato. La canzone recita «Vorrei una bara fiammante / fuori la chiesa la mia faccia gigante / ed una banda che suona / Le note del padrino re di Roma». Ed ecco che gli appartenenti alla famiglia Casamonica hanno ingiuriato Dado a suon di minacce e parolacce. Pronta la risposta dei fan del comico che lo hanno difeso a spada tratta. Lui intanto, che forse non si aspettava nemmeno tanto clamore, pare voglia proporre la canzone anche in alcuni show dal vivo

Alcuni passaggi del brano sono veri e propri atti di accusa: «Voglio un sindaco in ginocchio che si chini però quando io lo dirò». E ancora, «voglio un fisco che ignora le ville di mia proprietà» E se non bastasse, «voglio anch’io un assessore al Comune che mi aiuti a rubà». Parole dure, quelle di Dado, che hanno subito lasciato il segno diventando virali sul web.

Non solo la canzone di Dado, il dibattito continua

Continuano intanto le polemiche. «L’evento è stato indubbiamente increscioso. Personalmente l’idea che mi sono fatto è che il tutto sia stato anche ingigantito e forse da qualche parte si è voluto strumentalizzarlo, non tanto contro la chiesa o i salesiani, ma piuttosto sull’onda di un clima generale romano di tensioni politiche», dice Don Leonardo Mancini, salesiano e Ispettore della Circoscrizione salesiana Italia Centrale, intervistato dal sito artslife.com, a proposito del funerale show di Vittorio Casamonica nella parrocchia salesiana romana Don Bosco. «Da parte della parrocchia – aggiunge – mi sembra che ci sia stata una valutazione inadeguata della situazione, il tutto causato un po’ dal superlavoro (in quella parrocchia ci sono giorni in cui si celebrano 6-7 funerali), un po’ da un’insufficiente conoscenza del territorio, peraltro molto complesso e popoloso. Io sono certo che il parroco, Don Giancarlo, uomo totalmente dedito al suo lavoro pastorale che io stimo e apprezzo, effettivamente non sapesse chi era Vittorio Casamonica. Però devo anche dire che un funerale che si celebra il 20 agosto, quando la metà dei confratelli è fuori sede e, com’è accaduto in questo caso, la richiesta del funerale viene ricevuta da persone diverse dal parroco, configura una situazione ancora più particolare. Posso meravigliarmi che i collaboratori non lo abbiano avvisato o informato del contesto, ma non vedo nessuna forma di dolo in quello che è accaduto».

 

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