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Via libera della Camera alla “riforma Madia”. Il no di Fratelli d’Italia e Lega

Via libera della Camera alla “riforma Madia”. Il no di Fratelli d’Italia e Lega

Home livello 2 - di Redazione - 17 Luglio 2015 - AGGIORNATO 17 Luglio 2015 alle 16:17

L’Aula della Camera ha approvato la riforma della Pubblica Amministrazione (ddl Madia), che ora torna al Senato. Il testo passa con 253 sì, 93 no e 5 astenuti. Favorevoli il Partito democratico, Area Popolare (Ncd-Udc), Scelta Civica, Per l’Italia – Centro Democratico. Contrari al testo, che è approdato a Montecitorio due mesi fa, Fratelli d’Italia, Lega, Cinquestelle e Sel. Il varo del ddl Madia arriva dopo un passaggio in commissione che ha portato diverse modifiche dirigenti licenziabili solo dopo pagella negativa, stop ai rinnovi automatici, demansionamento, polo per i concorsi pubblici, numero unico per le emergenze, riordino dell’Avvocatura dello Stato, Freedom of information act. Il ddl Madia è approdato in Aula la settimana scorsa (giovedì), dove sono giunte altre modifiche, tra cui l’abolizione del voto minimo di laurea per l’accesso ai concorsi e la revoca degli incarichi per i dirigenti condannati per danno erariale, anche se non in via definitiva. Ora il testo torna al Senato, che aveva dato il suo primo via libera alla riforma a fine aprile, dopo un lungo iter, durato otto mesi, con la riscrittura di molte parti. Il governo si è impegnato a provvedere ai decreti attuativi, non pochi viste le deleghe, entro la fine dell’anno.

Il no di Fratelli d’Italia al ddl Madia

In aula, per Fratelli d’Italia, è intervenuto Gaetano Nastri, che prima ancora di contestare il merito di questa riforma ne contesta il metodo. «È un’impresa assolutamente folle quella che questo Governo si sta prefiggendo: riformare in un anno l’intera macchina dello Stato. È evidente che non ci riuscirà, con il risultato che si creeranno penose situazioni di paralisi nell’attività dell’amministrazione pubblica, in spregio a tutti quei principi costituzionali che ne predicano il buon andamento e l’efficienza. Una paralisi oltremodo pericolosa in un Paese nel quale l’inefficienza, gli sprechi e i fenomeni corruttivi nella pubblica amministrazione costano preziosi punti di PIL. Non è così che secondo noi si ottiene l’efficientamento della pubblica amministrazione». Tra i punti contestati, l’abolizione della figura del segretario comunale, lo smantellamento strutture istituzionali deputate a vigilare sulla salvaguardia ambientale, la riforma del Corpo forestale dello Stato, dei vigili del fuoco, delle capitanerie di porto.

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17 Luglio 2015 - AGGIORNATO 17 Luglio 2015 alle 16:17