La rabbia delle forze dell’ordine: «Il governo ci ha mandato al macello»

2 Mag 2015 15:11 - di Girolamo Fragalà

Non è un film, di quelli che circolavano negli anni Settanta del tipo La polizia ha le mani legate, e che venivano considerati reazionari dagli opinionisti di sinistra. È una presa d’atto, quarant’anni dopo la storia si ripete e a denunciarlo sono proprio le forze dell’ordine. Gli agenti sono esasperati. Per certi versi avviliti. Mortificati in piazza dagli estremisti che mostrano i sederi nudi, fanno il gesto del dito e ironizzano sul sesso selvaggio in cella da dare insieme. L’urlo di rabbia è di Gianni Tonelli, segretario nazionale del Sap (Sindacato autonomo di polizia): «Il governo ci ha mandato al macello. Siamo abbandonati a noi stessi. Da anni la direttiva del ministero dell’Interno è questa: dovete evitare qualsiasi contatto, ma così non si riesce a contenere nessuna situazione di pericolo», ha infatti affermato in un’intervista ad Affaritaliani.it, commentando gli episodi di violenza avvenuti a Milano in occasione del corteo “No Expo”.

 Le forze dell’ordine e i partiti anti-polizia

«Sulla sicurezza la politica non si vuole assumere responsabilità. E il prezzo da pagare dalla brava gente è altissimo. Ancora una volta subiamo l’ipocrisia della nostra classe politica», ha aggiunto Tonelli. I black bloc? «In Italia queste persone non subiscono alcuna conseguenza giuridica. C’è gente che ha oltre 70 denunce per disordini e che si trova comunque sempre e ancora a piede libero. Tutto ciò accade anche a causa dei tempi lunghi della giustizia. Abbiamo chiesto a tutti i partiti di sostenerci e di aiutarci a risolvere i problemi ma purtroppo prevale sempre il partito dell’anti-polizia. Non chiediamo più autorità, vogliamo regole certe. Invece questi pensano al reato di tortura. Faccio un esempio: se un poliziotto prende un black bloc e gli dice “se non mi fai vedere dove tenete le molotov ti faccio passare un brutto quarto d’ora” questa è considerata tortura». E a farne le spese sobo le forze dell’ordine.

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