Tartaruga Italia: il Pil torna a crescere ma meno di Spagna e Grecia

13 Mag 2015 13:14 - di Redazione

Italia fuori dalla recessione, è la buona notizia. Quella cattiva è che anche nel primo trimestre 2015 il Pil è tornato a crescere pochissimo, con un aumento dello 0,3% rispetto all’ultimo trimestre del 2014 e un dato nettamente inferiore a quello degli altri paesi dell’area Euro. Non a caso  l’Istat, nelle stime preliminari, su base tendenziale valuta l’avanzamento, su base annua invece una variazione nulla. In ogni caso nel primo trimestre del 2015 il Pil italiano è tornato positivo dopo 5 trimestri consecutivi di mancata crescita, ovvero dal terzo trimestre del 2013, quando l’economia italiana ha registrato un flebile +0,1% (dato rivisto in positivo dall’Istat a inizio di marzo). Il risultato registrato nei primi tre mesi dell’anno è il migliore da inizio del 2011. Solo nei primi tre mesi di 4 anni fa infatti era stato registrato un aumento superiore, pari a +0,4%. E l’Europa? Va meglio di noi, ovviamente. Il Pil è in crescita dello 0,4% nel primo trimestre 2015 nell’Eurozona, in accelerazione dopo +0,3% del quarto trimestre 2014, +0,2% del terzo e +0,1% del secondo. Se i dati tendenziali fanno registrare un +0,3% per Italia e Germania, +0,6% per la Francia e +0,9% per la Spagna e un calo Pil in Grecia (-0,2% dopo il -0,4% dell’ultimo quarto del 2014), il Pil su base annuale fa segnare una crescita di +1,0% rispetto allo stesso periodo del 2014. Nello stesso periodo di confronto, il Pil dell’Italia è rimasto invariato, quello della Spagna è cresciuto di +2,6%, in Germania +1,0%, in Francia + 0,7%, in Grecia +0,3%.

Le critiche dei consumatori

«Basta poco, troppo poco, per accendere gli entusiasmi», affermano in una nota Adusbef e Federconsumatori commentando i dati sul Pil. Secondo le associazioni, “non possiamo ancora annunciare la fuoriuscita dalla crisi, a maggior ragione se si guarda all’andamento economico nel suo complesso. La disoccupazione è ancora su livelli altissimi, il potere di acquisto delle famiglie è ai minimi termini ed i consumi ne risentono in maniera significativa: basti pensare che nell’ultimo triennio hanno segnato un calo del -10,7%, pari ad una minore spesa di 78 miliardi da parte delle famiglie. Questi dati – concludono – restituiscono un quadro allarmante, ancora ben lontano dalla ripresa annunciata, in modo irresponsabile e prematuro, da molti”.

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