Dal risotto di D’Alema al “sindaco pugile”: così la sinistra fa marketing
Gode dei titoli di Marchese, Patrizio genovese e Conte di Montaldeo. Ha partecipato in prima fila ai cortei («pacifici», sostiene lui) del G8 di Genova nel 2011 quando il capoluogo ligure fu messo a ferro e fuoco e le forze dell’ordine riportarono centinaia di feriti. È docente universitario di Storia Economica.
Figlio d’arte – suo padre era il famigerato “Marchese rosso“, vicesindaco della città per conto del vecchio Pci poi passato a Rifondazione – il sindaco di Genova Marco Doria deve oggi fare i conti con la sua immagine più che appannata. Era stato salutato come l’innovatore, l’uomo che, per conto del vecchio centrosinistra, avrebbe ridato smalto alla politica di sinistra del capoluogo ligure. Oggi, a distanza di quei giorni che lo videro vincitore, le cose sono parecchio cambiate. Contestato duramente per la seconda alluvione che ha devastato Genova – nonostante gli avvisi e gli allarmi della Protezione Civile, il Comune guidato da Doria dava un livello di allerta minimo e lui se ne stava pacioso su una poltroncina del Teatro Felice a godersi l’inaugurazione della stagione lirica, sua grande passione – Marco Doria si trova ora nella stessa situazione dei suoi “gemelli” arancioni, Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris. Salutati come innovatori della politica, messi alla prova hanno dimostrato tutta la loro incapacità ad amministrare le città. Perché una cosa sono gli slogan che ottimi uffici marketing possono sfornare a getto continuo in campagna elettorale. Altra cosa è amministrare una città, come Genova, Milano, Napoli o anche Roma, con gli slogan. Serve ben altro che uno slogan ben confezionato.
Il sindaco di Genova Doria si fa riprendere in posa da pugile
Ed ecco che ora sul Secolo XIX esce la notizia che il sindaco di Genova torna alla sua vecchia passione di pugile con tanto di foto in posa, pugni chiusi a mimare un match. Una volta c’era D’Alema col grembiulone davanti alla pentola per cucinare il risotto ai funghi, la sua specialità, filmato dalla regista Simona Ercolani, moglie del suo portavoce Fabrizio Rondolino. La cronaca è piena di questi ammiccamenti voluti dagli uomini del marketing per ridare lustro alle immagini un po’ appannate dei politici trasformando la politica in spettacolo. Scorciatoie mediatiche che, non sempre sortiscono l’effetto voluto. Dal ring rappresentato dalla Sala Rossa di Palazzo Tursi, sede del Comune, a quello della palestra, scrive il quotidiano genovese strizzando l’occhio al sindaco Marco Doria. Un’equazione azzardata che rischia di fare più male che bene all’immagine del marchese rivoluzionario.
Secondo le cronache, Doria avrebbe riscoperto l’amore per la boxe – che da studente universitario praticava frequentando la palestra pugilistica di Via Cagliari, tempio storico della “boxe” genovese – durante un tour elettorale in piazza Rizzolio. E’ lì, nella palestra dei maestri Enzo e Paolo Celano, secondo il quotidiano, che risboccia l’amore fra il sindaco e la noble art. Nella ricostruzione giornalistica della vicenda non manca neanche la moglie di Doria, Claudia, docente di Economia dello Sviluppo alla Cattolica di Milano, che avrebbe tifato a favore dell’idea del marito di tornare sul ring. Insomma, un quadretto di marketing politico perfetto. Che fa a pugni con la realtà dei fatti e con quello che davvero pensano i cittadini genovesi del loro sindaco.