Aggredita per il crocifisso: alla fine la colpa sarà data alla ragazzina

18 Mag 2015 10:47 - di Girolamo Fragalà

Aggredita per il crocifisso, il pugno, la paura e alla fine – c’è da scommetterci – anche la beffa. Perché, guarda caso, una certa stampa sta capovolgendo la situazione, facendo da megafono alla versione del padre del ragazzo che aveva fra l’altro sostenuto che il pugno alla compagna di classe sarebbe stato l’atto finale di un litigio tra i due ragazzi, cominciato già nella mattinata, e del quale l’uomo era stato informato dalla scuola. Aveva inoltre raccontato che suo figlio già dai primi giorni di scuola sarebbe stato preso in giro dagli altri bambini.

 Aggredita per il crocifisso, parla la nonna

«La versione data dal papà del bambino africano non corrisponde a verità, mia nipote non lo ha mai provocato né menato, è lei la vittima», ha puntualizzato la nonna paterna della dodicenne di Terni con indosso il crocifisso aggredita da un coetaneo, all’uscita dalla scuola ribadendo la ricostruzione della vicenda fornita dalla famiglia della studentessa. La donna, che abita nell’appartamento accanto a quello della ragazzina – che è andata fuori città con la famiglia – spiega che i genitori della piccola hanno deciso di farle trascorrere la domenica fuori, perché «è ancora molto affranta e preoccupata, non si aspettava tutto questo clamore».

La versione del papà non convince

«Noi non siamo razzisti, siamo costernati da quanto successo e se il ragazzino fosse stato italiano sarebbe stata la stessa cosa», chiarisce la donna, secondo la quale però il dodicenne, come sostenuto anche dalla nuora (unica adulta presente al momento del fatto), avrebbe aggredito la nipote proprio a causa del crocifisso. «Gliel’ha fatto capire, l’italiano lo sa eccome – dice – e il primo giorno di scuola aveva chiesto alla maestra di togliere la croce dall’aula. Lui gioca in parrocchia, ma non frequenta la chiesa».

«Nessuno – continua la signora – vuole male a questo bambino, ma la realtà dei fatti è che mia nipote ha riportato venti giorni di prognosi e ora, oltre ad essere molto impaurita, perderà le lezioni. Da un mese vive in un incubo, non è giusto. Da tempo mia nipote – ricorda la nonna della dodicenne – continuava a venire a casa raccontando di essere bersaglio del ragazzino, noi lo abbiamo anche giustificato inizialmente. Ma se altri lo hanno provocato – conclude – mia nipote non lo ha fatto».

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