Scuola, ma che strano: i prof “rossi” ora dicono che era meglio la Gelmini

25 Apr 2015 13:20 - di Girolamo Fragalà

Dal “Salva Italia” a “La buona scuola”, il Renzi-montismo colpisce ancora. O meglio, distrugge. Provvedimenti presentati come miracolosi, consegnati ai giornali con i titoli slogan, sponsorizzati dai quotidiani “amici” del governo. Poi si capisce che è un bluff, un grave bluff, di cui pagano le conseguenze tutti, rimettendoci di tasca propria. Com’è accaduto con Monti. Come sta accadendo con Renzi. Ora persino gli elettori più fedeli al Pd stanno capendo che qualcosa proprio non va, a cominciare dalla scuola. Ai tempi della riforma Gelmini fecero scoppiare l’inferno, raccontando in giro che il centrodestra voleva distruggere la scuola statale, il tempo pieno, la ricerca e altre corbellerie del genere. Non è accaduto niente di quel che dicevano. Oggi si stanno accorgendo che è invece il governo Renzi ad “ammazzare” insegnanti e studenti. E la rabbia della gente alla Festa dell’Unità di Bologna è significativa: la Giannini? Ridateci la Gelmini.

Scuola, la riforma in Parlamento e la protesta in piazza

In Parlamento il ddl “La buona scuola”, in piazza la protesta. La più accesa, come detto, alla Festa dell’Unità di Bologna, dove il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, è stata contestata e il dibattito è stato interrotto. Quando ha preso la parola, si è alzata una rumorosa protesta fatta con pentole e posate che le hanno impedito di parlare. È stata cacciata così, sotto gli occhi dei dirigenti democratici.  Un malumore diffuso quello che sta sollevando la riforma della scuola varata dal governo Renzi. Un malumore che riempie le piazze. E non solo di proteste sindacali. A fianco degli scioperi e dei cortei, c’è la protesta silenziosa, spontanea e auto-organizzata dei lavoratori della scuola. Sfociata in un flash mob, che ha celebrato il funerale della scuola statale in oltre cento piazze.

Su Twitter il passaparola sui flash mob

Su Twitter sono state postate le foto dei flash mob. Da Torino a Reggio Calabria, da Milano a Catania, da Verona a Cagliari, migliaia di insegnanti si sono vestiti a lutto e hanno riempito più di 100 piazze con i loro lumini. Gremita la scalinata di Trinità dei Monti a Roma. A Napoli, in piazza del Plebiscito erano  in 1.500. Un’idea nata sui social network, che è diventata virale in poche ore e ha coinvolto tutta Italia. Certo, è indubbio che ci sia una strumentalizzazione da parte dei soliti noti della sinistra radicale, che cercano nuovi terreni fertili per agire. È indubbio anche che da anni ci siano sempre resistenze di fronte a qualsiasi modifica. Ma è altrettanto indubbio che proprio gli insegnanti più critici nei confronti della riforma Gelmini ora scioperano contro il “loro” governo. Sarebbe meglio se avessero il coraggio di farsi un esame di coscienza e di ammettere di aver sbagliato, accecati dall’ideologismo.

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