Padova, la provocazione della Giralucci: studenti “morti”, come in Kenya
Una foto, una performance artistica drammatica e sconvolgente per ricordare la strage degli studenti cristiani in Kenya, lo scorso 2 aprile, da parte dei terroristi islamici. L’iniziativa è stata organizzata a Padova da 84 studenti dell’Università locale, che si sono stesi a terra per riprodurre, fotograficamente, l’immagine che ha segnato nel mondo l’eccidio di Garissa: la foto è quella con i corpi a terra, insanguinati, a comporre un macabro puzzle. Come racconta oggi sulle pagine del “Corriere” lo scrittore Paolo Giordano, che fu il primo a proporre l’esperimento: “attribuire a quei corpi delle fattezze più simili alle nostre, sostituire al cortile di Garissa il chiostro di un’università europea, e valutare che cosa sarebbe cambiato”.
«Certo non immaginavo che qualcuno mi avrebbe preso in parola. Su impulso di Silvia Giralucci (figlia di Graziano Giralucci, missino vittima della violenza delle Brigate Rosse), del fotografo Enrico Bossan e dello staff di Fabrica, alcuni studenti dell’università di Padova hanno deciso di posare per uno scatto simile a quello comparso su Internet e sui giornali, con i loro corpi distesi nel luogo che frequentano ogni giorno. Immagine contro immagine dunque, perché – almeno a giudicare dalle motivazioni scritte che in molti hanno allegato per aderire al progetto – non vi è mezzo che comunichi in maniera più ampia ed efficace di una fotografia. Sulle prime ero perplesso. In parecchi si erano interrogati sull’opportunità di far circolare la foto originale: a che scopo, addirittura, replicarla? Su uno scempio come quello di Garissa non erano ammessi esercizi di stile…».
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