L”ira di Speranza: «Sull’Italicum Renzi ha preferito Bondi a Bersani»

30 Apr 2015 10:46 - di Redazione

«Non è facile non votare la fiducia. Non lo è stato per nessuno di noi. Ma la fiducia è stata una violenza. Una forzatura gratuita. Renzi ha sbagliato e penso che adesso sia necessaria una riflessione». Lo dice a Repubblica Roberto Speranza, ex capogruppo del Pd alla Camera, il giorno dopo la fiducia votata a maggioranza dalla Camera sull’Italicum. «Trentotto sono un’enormità – afferma -. Trentotto deputati che decidono di non votare la fiducia a un governo che pure sostengono sono un numero altissimo. Fra loro ci sono ex premier ed ex segretari. Hanno un peso politico. Sono un tratto importante del cammino del Pd. Di fronte a questi nomi, me lo lasci dire: non è più un problema di numeri. Poi c’è chi non era convinto, ma ha detto sì per disciplina o responsabilità e si opporrà al testo finale – aggiunge -. C’è un’area del dissenso che va ben oltre i trentotto, insomma».

Italicum, Bondi e Verdini

«Il problema è tutto politico. Vale a dire: queste riforme sono poggiate sulla leadership carismatica di Renzi. Dico che non va bene, che il Pd non può farlo, che in passato accusavamo altri di fare quel che facciamo noi oggi – prosegue Speranza –  è stato un errore legare la vita del governo alla legge elettorale. Un errore di Renzi. Nessuno ha in testa di abbattere il governo. E la legge passerà. Nessuno ha votato contro la fiducia precedente, nessuno lo farà sulla fiducia successiva a quella dell’Italicum. Ma per noi il Pd esce più debole da questo passaggio, non più forte». Poi c’è il solito tema della scissione: «Scissione non fa parte del vocabolario del Pd – sottolinea -. La scissione è una prospettiva sbagliata. Il Pd è il mio partito. Però dobbiamo chiarire fra noi cos’è, oggi, questo Pd. C’è molto da capire. Quando vedo Camusso che tutti i giorni attacca il Partito democratico e non ne condivide le politiche, ad esempio. Oppure quando vedo Bondi che vota il Def e la fiducia a Renzi. O ancora quando leggo che Verdini ragiona di un gruppo di senatori che vanno verso il Pd. Ecco, vedo un problema enorme. Cosa vogliamo diventare?».

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