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Incontro a Parigi tra Fini e Sarkozy. «Parleremo della destra italiana»

Incontro a Parigi tra Fini e Sarkozy. «Parleremo della destra italiana»

Home livello 3 - di Redazione - 13 Aprile 2015 - AGGIORNATO 13 Aprile 2015 alle 17:47

«Parleremo della destra italiana», dalle colonne de Il Messaggero, Gianfranco Fini, annuncia che martedì volerà a Parigi per incontrare nella sede dell’Ump Nicolas Sarkozy, una sua vecchia conoscenza. Sono in programma due conferenze, una all’Istituto francese per le relazioni internazionali e l’altra alla Sorbona, alla facoltà di Scienze politiche. Prendere lezioni dall’ex presidente francese per tornare in pista?, chiede la giornalista Claudia Terracina Fini ovviamente nega: «Per carità. Io di nuovo sdoganato? Quel termine non mi è mai piaciuto. Con Sarkozy parleremo di politica, certo. Del futuro del suo partito, pressato come è dal Front National della Le Pen. E, ovviamente, mi chiederà della situazione della destra italiana».

Fini attacca Berlusconi

Quando parla della destra italiana, l’ex presidente della Camera non può fare a meno di riferirsi polemicamente a Silvio  Berlusconi, la cui vicenda politica, spiega, «è all’epilogo». Elmetto in testa Fini spiega: «Dirò a Sarkozy che la catastrofe annunciata di Forza Italia non è dovuta, come si crede, alle liti tra i vertici forzisti. Piuttosto ritengo che Berlusconi stia cannoneggiando volontariamente il suo Stato maggiore perché ha bisogno di capri espiatori per l’eventuale sconfitta. È uno schenma che ha già adottato con noi alleati. Me ne ricordo bene. Poi è toccato ad Alfano. Lui non riesce a caricarsi della responsabilità del declino, o della sconfitta. Perciò, ora tenta di addossare la colpa del calo di Forza Italia a Fitto e Verdini».

Lega e Front National sono diversi

A Sarkozy, spiega ancora Fini, dirò che la Lega e il partito di Marine Le Pen «sono profondamente diversi:  la Le Pen eredita un movimento nato sulla nostalgia di Vichy e del colonialismo francese, Salvini dice di riconoscersi in lei, ma è diverso. Intanto perché limita la battaglia al rifiuto dell’euro e all’invettiva anti-immigrati. Salvini alza molto la voce solo per far aumentare la sua percentuale. Ma non si sogna di misurarsi con il governo del Paese».

 

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13 Aprile 2015 - AGGIORNATO 13 Aprile 2015 alle 17:47