Divorzio breve, i vescovi: «Dai deputati forsennato lavoro contro la famiglia»

23 Apr 2015 13:06 - di Redazione
divorzio breve

Il divorzio breve è «un incivile traguardo». È quanto scrive Avvenireparlando di «devastante china anti-familiare». Per il quotidiano dei vescovi «servono leggi e provvedimenti che sostengano l’impegno della famiglia e che contribuiscano alla crescita di consapevolezza della coppia. E ci ritroviamo, invece, con norme che, favorendo e incentivando il già drammatico senso di precarietà delle relazioni, finiscono per sancire il malcostume dell’instabilità affettiva e del disimpegno familiare».

La provocazione dei vescovi

Avvenire punta il dito contro il «forsennato lavoro di accetta contro quel che rimane delle tutele a favore della famiglia» da parte dei parlamentari. «Se pensiamo che il matrimonio, e la famiglia che da quel matrimonio sboccia, sia un reperto di archeologia sociale, un istituto ormai inadeguato per regolare il traffico impazzito delle relazioni nella nostra fluttuante, capricciosa e scivolosa postmodernità d’occidente, è giusto provvedere alla sua rapida liquidazione», si legge ancora nell’editoriale. «Lo Stato, come brillantemente sta facendo, si preoccupi di dare rilievo solo agli “affetti”, prosegua nel ribadire la sua estraneità alle reali dinamiche sociali della vita di coppia e – scrive ancora provocatoriamente il giornale dei vescovi – mostri rinnovato disinteresse, come finora ha egregiamente fatto, per quelle che sono in difficoltà. Agevoli il più possibile l’azzeramento delle coppie che si arrendono di fronte alle difficoltà di una struttura sociale che sembra congegnata apposta per rendere impossibile la vita familiare».

L’attacco alle teorie del gender

«Così – è la conclusione – rottamato il matrimonio, avremo un’agile e dinamica società di unioni usa e getta, rapporti più flessibili, disimpegnati, quasi fulminei, facilmente smontabili e ricomponibili. Più nessuna implicazione con concetti vetusti e polverosi, come responsabilità, sacrificio, impegno, dedizione, rinuncia». Ma il quotidiano della Conferenza episcopale italiana si chiede: «Vogliamo davvero questo? Bene, allora dobbiamo dirci con franchezza che anche la nostra società sarà senza passato e senza futuro perché, al di là di quanto proclamato dalle cosiddette “teorie del gender”, non abbiamo inventato ancora nulla che possa sostituirsi al matrimonio e alla famiglia».

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