Armeni: per un docente «si uccisero tra loro». Berlino: «Fu genocidio»

22 Apr 2015 17:08 - di Giovanni Trotta
Una scena del film "La masseria delle allodole"

Non accenna a placarsi la polemica sul genocidio armeno a due giorni dalle commemorazioni del centenario dello stesso genocidio del 1915-16, che si terrà venerdì 24 nella capitale Erevan. Nel pieno delle polemiche fra Ankara e il Vaticano un docente turco ha formulato una teoria secondo la quale sarebbero stati gli stessi cristiani armeni turchi a massacrare i propri correligionari per provocare una guerra di indipendenza. Zaman online riferisce che secondo Cevdet Kirpik docente associato dell’Università Erciyes di Kayseri furono nazionalisti armeni travestiti da turchi e da curdi «ad attaccare i loro stessi villaggi per cosi conquistare l’indipendenza». Kirpik sostiene di avere trovato documenti in questo senso negli archivi ottomani di Istanbul e afferma che la nazione armena, la sola non musulmana dell’impero ottomano nel 1870, aveva deciso di ricorrere «alla ribellione e al terrore» per fare secessione. Circa 1,5 milioni di armeni sono stati uccisi nel 1915-16 dal governo dei “Giovani turchi” negli ultimi anni dell’impero ottomano. La Turchia rifiuta sempre di riconoscere le stragi degli armeni come un genocidio.

Il Comitato degli armeni respinge le “finte scuse” di Ankara

Intanto la diaspora armena ha respinto come “finte scuse” le condoglianze offerte dal premier di Ankara Ahmet Davutoglu ai discendenti delle centinaia di migliaia di armeni sterminati nel 1915-16 in Anatolia dal governo dei “Giovani turchi”. «Le finte scuse del primo ministro Davutoglu non offrono alcun riconoscimento, non accettano responsabilità, non esprimono rincrescimento, non offrono alcuna riparazione», ha reagito il presidente dell’influente Comitato nazionale armeno d’America Aram Hamparian. Venerdì a Erevan, la capitale dell’Armenia, sono in calendario commemorazioni per il centenario del genocidio. In parallelo la Turchia organizza a Gallipoli celebrazioni per il centenario della vittoria delle truppe ottomane sugli alleati per, secondo l’Armenia, distrarre l’attenzione dalle commemorazioni del genocidio. Ankara ha sempre rifiutato di riconoscere che i massacri del 1915-16 siano stati un genocidio. Martedì, come un anno fa il presidente Recep Tayyip Erdogan, il premier Davutoglu ha espresso le proprie condoglianze ai discendenti degli «ottomani armeni che hanno perso la vita nelle deportazioni del 1915». La Turchia ha reagito duramente al riconoscimento del genocidio armeno negli ultimi giorni da parte di papa Francesco e dell’ Europarlamento. Intanto c’è una novità epocale: il governo tedesco considera il massacro degli armeni compiuto dall’impero ottomano cento anni fa come un genocidio. Lo ha chiarito in una telefonata la stessa cancelliera Angela Merkel, secondo quanto reso noto dalla sua viceportavoce Christiane Wirtz, al premier turco Davutoglu. Finora la Germania aveva evitato di definire il massacro del 1915 come genocidio per rispetto alla Turchia. Secondo Die Welt, Davutoglu si sarebbe lamentato con la Merkel per il cambio di direzione del governo di Berlino. La Casa Bianca invece delude gli armeni: il presidente Barack Obama, rimangiandosi una promessa fatta nel 2008 in campagna elettorale, non userà la parola “genocidio” per definire le stragi di massa di cui Erevan commemora venerdì il centesimo anniversario. La decisione è stata comunicata in un incontro con gruppi di armeni-americani. Nel 2008 Obama aveva dichiarato che da presidente avrebbe riconosciuto il genocidio armeno.

Polemica sugli armeni, il Vaticano non invitato dalla Turchia

Il Vaticano non sarà rappresentato a livello ministeriale alle celebrazioni per il centenario della vittoria di Gallipoli organizzate venerdi’ dalla Turchia, riferisce la stampa di Ankara. Ankara ha duramente criticato negli ultimi giorni papa Francesco per avere definito il massacro di 1,5 milioni di armeni nel 1915-16 «il primo genocidio del XX secolo». La Turchia ha aperto una crisi diplomatica con la Santa Sede richiamando fra l’altro il proprio ambasciatore per consultazioni. Hurriyet riferisce che secondo una lista diffusa dal ministero degli esteri turco il Vaticano avrebbe dovuto essere presente con il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace. Fonti diplomatiche hanno indicato che per motivi di salute il cardinale non sarà presente. Alle celebrazioni promosse il 24 aprile dal presidente turco Erdogan dovrebbero partecipare secondo la stampa di Ankara una ventina di capi di stato stranieri, per lo più di Paesi turcofoni o mediorientali. La cerimonia si svolgerà in parallelo con le commemorazioni organizzate a Erevan.

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