Zingaretti affonda nella palude romana. Gasparri: si voti nella Capitale

25 Mar 2015 14:17 - di

Nicola Zingaretti difende il suo capo di gabinetto, Maurizio Venafro che si è dimesso perché indagato nell’inchiesta Mafia Capitale. «Ha ribadito anche a me – ha detto intervenendo in Consiglio regionale del Lazio – di aver fornito tutti i chiarimenti richiesti, sottolineando la sua totale estraneità ai fatti». E poi ancora: «Essere oggetto di accertamenti non vuol dire colpevolezza ma neanche coinvolgimento sicuro o automatico in un successivo periodo processuale. Questo dipenderà dall’esito delle indagini e degli approfondimenti. Eppure il dottor Venafro mi ha comunicato che per lui essere sottoposto a un periodo di indagini lo ha spinto al passo indietro e alle dimissioni».  E poi ancora: «Il dottor Venafro non fa e non ha mai fatto parte di nessuna commissione di assegnazione di gara, e quindi neanche di quella del Cup, e nel ruolo da lui ricoperto fino a ieri non aveva poteri e competenze sulla nomina di membri di commissioni di gara». La notizia delle dimissioni di Venafro si aggiunge al brutto colpo d’immagine inferto alla giunta Marino: l’assessore Improta, ex sottosegretario di Monti, è sotto inchiesta per la lievitazione dei costi della metro C.

Zingaretti difende Venafro, insorge il centrodestra

«Nicola Zingaretti ha il dovere di essere molto chiaro alla Pisana: la lettura dei quotidiani offre ulteriori elementi per giudicare negativamente l’atteggiamento di superficiale approssimazione che l’amministrazione regionale ha tenuto nell’inchiesta Mafia Capitale». Ad affermarlo il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e leader de La Destra Francesco Storace. «Ci sono le mie interrogazioni, c’è l’ansia propagandistica della giunta, ci sono elementi di reato che portano la magistratura ad indagare – ha aggiunto – Vogliamo capire se Maurizio Venafro è il primo o l’ultimo indagato di questa amministrazione regionale. Se Zingaretti non capisce che la china è davvero rischiosa, la legislatura può finire molto peggio di quella precedente». Scende in campo anche il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «Andarono per suonare e furono suonati. La questione morale sta travolgendo il Pd a Roma e nel Lazio. La giunta Marino, già palesemente infiltrata da Buzzi, dalla Coop 29 Giugno, dal sistema “rosso” della corruzione romana, vede indagato Improta, un fondamentale assessore dell’amministrazione Pd della Capitale. Alla Regione Lazio si dimette il braccio destro di Zingaretti, altro campione della sinistra romana». Per il vicepresidente del Senato «il Pd non solo non può impartire lezioni, ma deve chiudere questa stagione di governo locale e dare la parola agli elettori. Non è in grado di gestire un evento importante come il Giubileo, non è in grado di garantire trasparenza. Del resto, abbiamo letto nella cronaca recente nomi di vecchi pupari della sinistra romana che ricompaiono regolarmente. Calare il sipario – ha concluso – e andare a votare. Questa la scelta obbligata per la Capitale».

 

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