Lecce, il governo dice sì all’università Islamica ma la destra fa le barricate

20 Mar 2015 16:46 - di Luca Maurelli

Dice di non saperne nulla, ma in linea di massima va bene, si può fare. Con questo arguto ragionamento il ministro della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, arriva a Lecce e benedice il progetto dell’università Islamica lanciato da un imprenditore musulmano con fondi di provenienza non meglio precisata. «Non conosco il progetto, ma la diplomazia culturale, la cooperazione inter-universitaria è uno degli obiettivi fondamentali ma non solo per l’università del Salento», ha detto il ministro dell’Istruzione, intervenendo così in quella che da settimane è una polemica che scuote la counità salentina. «Io penso – ha aggiunto la Giannini – che l’Italia possa e debba assumersi una responsabilità culturale e formativa: essere Paese-ponte soprattutto sul piano dell’istruzione superiore. Ci sono state proposte molto belle e interessanti anni fa che alcuni i paesi islamici avevano fatto all’Italia, come l’Egitto e la Turchia. Dobbiamo recuperare questa vocazione e il sistema universitario deve fare la sua parte».

Sul web e della giunta un no all’università islamica

Su Facebook è nato addirittura una pagina che si oppone al progetto, con aggiornamenti quotidiani e polemiche sul piano culturale. Ma è sul fronte politico che l’idea non piace, in particolare al sindaco di Lecce Paolo Perrone (Forza Italia), che dichiara: «Lecce, crocevia di culture e di religioni e simbolo della multiculturalità, è da sempre un esempio per capacità di integrazione e inclusione. Lo dicono i fatti, lo dicono i numeri. In città sono residenti poco meno di 6200 stranieri rappresentati da diverse etnie. Ma la possibile istituzione di una Università Islamica, pur in una terra di accoglienza e di dialogo, rappresenta un problema in questo complicato momento storico, in cui ciò che accade in alcuni Paesi del Mediterraneo e del mondo arabo non aiuta la nostra sicurezza e la nostra serenità. L’Università rischia di diventare terreno fertile per chi – sotto la bandiera del multiculturalismo e dell’apertura alle diverse fedi religiose – alimenta una cultura dell’odio e dell’intolleranza….».

I dubbi sui fondi e sui progetti

Giampiero Khaled Paladini, l’imprenditore salentino convertitosi all’Islam e a capo di Confime, il Consorzio imprese del Mediterraneo, non demorde: lui l’università vuole farla ed è convinto del suo ruolo di integrazione culturale, sostiene che siamo già 300 gli iscritti e ha già dettato le linee guida dell’organizzazione accademica. «Tra gli ispiratori di questa avventura c’è Vittorio Sgarbi – ha raccontato ai giornali locali – perché l’idea è nata quando mi ha voluto come suo consulente mentre era sindaco a Salemi. La nostra università non è qualcosa di avulso, ma sta a pieno titolo dentro la storia del Meridione. E, in questo momento, la cultura è l’unica arma che abbiamo per arginare la deriva di un terrorismo fanatico alle porte». Si parla di un comitato scientifico misto, con sei docenti italiani non musulmani, quattro tornati all’Islam, cinque provenienti da atenei islamici esteri e tre esperti del mondo dell’impresa e ambientalista. Si dovrebbe partire a settembre, guarda caso, con il corso di teologia, con l’Islam a tutte le ore. L’iniziativa sarebbe ammirevole, nelle intenzioni, se ci fosse reciprocità. La domanda è: a Baghdad o a Tripoli, un’università Cattolica la farebbero aprire o la bombarderebbero dopo un minuto?

Commenti