«Ti presento l’assessora». E la Boldrini disse a Marino: «Grazie di esistere»

23 Mar 2015 13:30 - di Silvano Moffa

Basta poco a Ignazio Marino per riuscire simpatico alla Boldrini e riceverne pubbliche lodi. E’ bastato che il sindaco, accolto davanti al museo dell’Ara pacis, nel presentare  Alessandra Cattoi, usasse l’appellativo “assessora”, per mandare in brodo di giuggiole il presidente della Camera. “Bravo Ignazio, siamo fieri di te”. Fieri e contenti perché il Nostro, a dispetto della Accademia della Crusca, ha usato quel che, con vilipendio di purismo linguistico, viene ormai chiamato “linguaggio di genere”. Ossia una sorta di linguaggio al femminile, la “a” al posto della “o”, anche quando, con filologico rispetto, non se ne comprende la ragione.

Il femminismo retrò della Boldrini

Siamo ormai al ridicolo. E se provi ad obiettare qualcosa, se avanzi qualche dubbio e tenti di spiegare che la lingua non è un frullatore nel quale puoi mettere tutto secondo i gusti, che l’idioma non è un accidenti della storia, ma racchiude la storia, la cultura dell’italico lessico, con le sue sfumature, la sua armoniosa bellezza, se, appunto, azzardi un punto di vista diverso, ecco che  rischi di passare per parruccone, passatista e , finanche, maschilista. Eppure la lingua è un patrimonio da difendere e tutelare proprio dalle scorribande di chi ne altera il senso, ne svuota il significato, ne svilisce il valore. In questo ritorno di femminismo retrò, alla Boldrini, si nasconde tanta ipocrisia e una vacua forma di protagonismo. Entrambe, a ben vedere, dannose per le donne e finanche irrispettose per il ruolo del genere femminile.

La Boldrini e lo spot delle donne in cucina

Tra le tante stupidaggini fiorite sulla bocca della Boldrini ce n’è un’altra che vale la pena raccontare. All’inquilina di Montecitorio non piacciono gli spot pubblicitari dove le donne stanno ai fornelli e tutti gli altri sul divano. E sapete perché? Perché , dice , “Certe pubblicità che noi consideriamo normali, normali non sono”. Questi spot “propongono uno schema e un assetto della famiglia non rispettoso dei ruoli all’interno delle famiglie, in cui ciascuno fa la sua parte”. Ci mancava anche questa. Come se, a ruoli invertiti, lo spot con un uomo ai fornelli fosse una offesa per il genere maschile. E il rispetto verso la donna, valore questo sì da rafforzare e esaltare, si possa ridurre a una questione di fornelli o a una puntata del “Cuoco in famiglia”.

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