Il sovversivo Caruso sale in cattedra: ovazioni degli studenti all’Università
Ci mancava anche questo nelle nostre Università. Che salisse in cattedra come docente di un corso di Sociologia dell’ambiente e del territorio un ex leader dei No global, un personaggio che ama definirsi “sovversivo a tempo pieno”, uno che non ci ha pensato due volte a scagliarsi contro Tiziano Treu e Marco Biagi (il giuslavorista ucciso dalle Br sotto il portone di casa a Bologna), chiamandoli “assassini”, perché colpevoli di aver varato leggi che “hanno armato i padroni”, espressioni frutto di autentica follia ideologica. Stiamo parlando, l’avrete capito, di Francesco Caruso, già parlamentare di Rifondazione comunista, noto alle cronache giudiziarie per una serie infinita di scontri di piazza, occupazioni, vandalismi e molto altro ancora, della serie : “nobile” professione di “disobbediente”.
Caruso, campione di sovversivismo
Incredibile, ma vero. Al soggetto in questione la polizia di Stato avrebbe voluto offrire in dono un estintore avvolto in un ramoscello di ulivo, tanto per rinfrescare la memoria a chi fa finta di niente e considera normale che uno come Caruso arrivi ad insegnare in un ateneo italiano. Il gesto, dal sicuro effetto ironico, non è stato compiuto. I poliziotti avrebbero avuto tutte le ragioni di questo mondo per accoglierlo in questo modo nell’androne della Università Magna Grecia, a Catanzaro. Ma forse è stato meglio che sia andata così. Avrebbero offerto ulteriore importanza ad un personaggio che Giampaolo Pansa ha collocato, giustamente, tra i “Tipi sinistri” che hanno infestato il nostro Paese.
Caruso accolto dalle ovazioni degli studenti
Quel che sconcerta è che il “sovversivo” si presenti gongolante al suo primo appuntamento con la docenza, accolto dalle ovazioni e dagli applausi degli studenti, manco fosse Max Weber, Emile Durkeim o Vilfredo Pareto, tanto per citare i padri della Sociologia vera, non quella spacciata come tale. Ridicolo poi che, nell’anno di grazia 2015, spunti, dai balconi della stessa Università, uno striscione con su scritto: “Fuori la polizia dall’Università”. A salvaguardia, ovviamente, della sacralità di una autonomia universitaria che reclama libertà di insegnamento per chi ha avuto così scarsa considerazione per la libertà altrui. Anzi, l’ha offesa, derisa e calpestata. Un bell’insegnamento davvero! Perché lamentarsi, poi, se, in fondo alla classifica mondiale, le nostre università sono sopravanzate persino da quelle del Ghana?