Sgombero per CasaPound, coccole a rom e clandestini

23 Mar 2015 15:00 - di Roberto Frulli

Tutelano e coccolano i rom, ma sgomberano a manganellate i ragazzi di Casapound che fanno volontariato. E’ la folle contraddizione tutta italiana che si è concretizzata, per l’ennesima volta, lunedì mattina a Roma con lo sgombero, da parte dei vertici dell’Ater, della sede del Blocco Studentesco e di CasaPound Italia di piazza Perin del Vaga, al quartiere Flaminio, zona Roma Nord, a due passi dallo Stadio Olimpico. Un locale che i ragazzi di CasaPound hanno utilizzato fra l’altro come centro di raccolta per gli aiuti che i volontari dell’organizzazione hanno portato ripetutamente ai terremotati abruzzesi ed emiliani in una delle loro tante attività di volontariato in giro per il mondo.

Sgombero senza preavviso alla sede di CasaPound

«Hanno messo in piedi un imponente schieramento di forze dell’ordine che si è concentrato davanti alla nostra sezione di piazza Perin Del Vaga – rivela Andrea Antonini vicepresidente di CasaPound Italia – Per prendere possesso dello stabile la polizia ha caricato i militanti che erano erano arrivati da tutta Roma per opporsi pacificamente allo sgombero . Al momento fuori dalla sezione ci sono ancora forze dell’ordine e un centinaio di militanti di Blocco studentesco e CasaPound».
«Lo sgombero – spiega il vicepresidente di CasaPound Italia – è avvenuto senza nessun preavviso e con modalità molto dubbie visto anche il clima di illegalità diffusa che caratterizza le altre assegnazioni presenti nel quartiere».

Il locale è di proprietà dell’Ater

Occupato nel 2006, di proprietà dell’Ater, l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale del Comune di Roma, ex-Iacp, guidata dagli architetti Daniel Modigliani, oggetto di un’interrogazione al senato da parte di Domenico Gramazio, e Claudio Rosi, oggetto di una sentenza della Corte dei Conti regionale del Lazio, entrambi nominati da Zingaretti, la sezione di piazza Perin del Vaga è uno spazio di 20 metri quadrati, senza bagno né luce, situato in una piazza in cui sono assegnati decine di altri locali Ater di centinaia di metri quadri. Locali di cui l’Ater stessa aveva chiarito che se non fossero stati utilizzati per esercizi commerciali sarebbe stata revocata l’assegnazione. E invece sono tutti sistematicamente chiusi senza che la cosa sembri costituire un problema «L’unico locale che si è ritenuto di dover sgomberare è il nostro, ovvero l’unico restituito al quartiere, che non ha mai dato un problema, in cui si facevano regolarmente attività di volontariato e cultura – contesta Andrea Antonini. – In una città come Roma costellata di campi rom e dove impera lo scandalo di affittopoli attaccano proprio chi fa volontariato».

I dati sugli immobili nella Capitale

Il vicepresidente di CasaPound Italia non parla a vanvera ma elenca dati e cifre che inchiodano l’amministrazione alle proprie responabilità: «a Roma ci sono 571 immobili con affitti bloccati da 15 anni, un’evasione annua di 8 milioni l’anno nonostante i canoni ridicoli, più 17,5 milioni di bollette non pagate. E il problema del Comune di Roma è sgomberare una sede di CasaPound Italia che era diventata un centro di aggregazione e di solidarietà nel quartiere? In una città in cui rom e clandestini fanno dell’abusivismo e dell’illegalità una norma di vita, si preferisce sgomberare uno spazio in cui alcuni giovani italiani hanno prodotto per anni decine di attività nel campo del sociale. Una scelta emblematica – conclude Antonini – da cui ci sarà da trarre tutte le conseguenze politiche del caso».
«Oggi Marino e Zingaretti hanno sgomberato uno spazio Ater occupato. Un appartamento rubato da uno zingaro ad una vecchia pensionata? Una casa sottratta ad una famiglia italiana da qualche immigrato clandestino? Un centro sociale tramutato in una discoteca illegale? No – dice Simone Di Stefano vicepresidente di CasaPound Italia – 20 metri quadri senza bagno e acqua dove i ragazzi italiani del Blocco Studentesco facevano non solo politica, ma cultura e solidarietà concrete».

 

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