I quotidiani del 7 marzo visti da destra. Dieci titoli da non perdere

7 Mar 2015 9:25 - di Renato Berio

Sui quotidiani di oggi, sabato 7 marzo 2015, gli argomenti che si contendono le prime pagine sono l’immigrazione, la fine dell’impegno a Cesano Boscone di Berlusconi, la partita politica alle regionali in Veneto e la festa della donna che si celebra l’8 marzo.

1) Politici in televisione. Salvini batte tutti, secondo solo a Renzi (La Stampa, p. 2)

I dati sulle presenze in tv da inizio anno ci dicono che il più presenzialista è Matteo Salvini, che batte anche il premier. Il segretario leghista in pratica va in tv tutti i giorni: in due mesi è comparso 73 volte, tra tg e talk show, per 24 ore complessive. Il programma più fortunato per Salvini è l’Arena di Giletti che gli regala il 23% di share.

2) Se Berlusconi non è più il capo del centrodestra (la Repubblica, p.9)

Secondo Stefano Folli la scelta di Forza Italia di appoggiare in Veneto Luca Zaia assecondando la tesi di Salvini di mettere all’angolo il partito di Alfano  segna la fine di un’epoca. Prima nulla accadeva “sotto la tende del centrodestra senza che il capo non ne fosse informato e se del caso intervenisse”. In particolare su alleanze e candidature. Ora è la nuova Lega di Salvini che dice a Berlusconi, con “cinica” determinazione: “Se vuoi seguirci, aggregati”.

3) Tarocchi alla veneziana (Il Foglio, p. 1)

Maurizio Crippa si sofferma sulla complicata partita a carte delle elezioni in Veneto e afferma che se vincerà Zaia, cioè Salvini, sarebbe la prima volta di “una destra senza Berlusconi. Il segno che un’altra destra, molto destra, è possibile”. Una vittoria di Alessandra Moretti, invece, significherebbe la fine dell’ostilità del Nord verso la sinistra. Fondamentale, in questa partita, il ruolo di Tosi e dei popolari diAlfano che lavorano per un centrodestra non salvinizzato.

4) Giorgia Meloni: contro Renzi per legittima difesa (Il Tempo, p.7)

Giorgia Meloni (che oggi è intervistata anche dal Fatto) spiega al Tempo il perché della manifestazione odierna a Venezia: “Venezia e il Veneto sono la patria di quei tanti piccoli e medi imprenditori ignorati dal governo Renzi, costretti a chiudere, a delocalizzare e talvolta a suicidarsi, mentre l’esecutivo si occupa delle banche e del gioco d’azzardo. Il Veneto è anche la patria di Graziano Stacchio, il benzinaio indagato per avere difeso una commessa da quattro rom armati…”.

5) Alfano: bisogna sconfiggere i giustizialisti pd

In una lunga intervista ad Andrea Garibaldi il ministro Alfano parla delle riforme della giustizia attribuendosi il merito di avere fatto prevalere le ragioni dei moderati su quelle dell’ala giustizialista del Pd, come nel caso della responsabilità civile dei magistrati. Poi Alfano osserva che se Berlusconi deciderà di “andare dietro alla destra di Salvini farà vincere sempre la sinistra” o meglio farà vincere Renzi, “che non è né comunista né postcomunista”.

6) Il Fatto ha inventato l’intercettazione che ha rovinato l’Italia (Libero, p.1)

Filippo Facci accusa il Fatto di avere “confezionato il falso giornalistico più vergognoso degli ultimi anni, quello del Berlusconi che al telefono definisce “culona inchiavabile” Angela Merkel. Una chiacchiera che il giornale di Travaglio si incaricò di sbattere in prima pagina anche se l’intercettazione non esiste.

7) Ecco l’Italia che rinnega i simboli della sua fede (Il Giornale, p.2)

Nino Materi fa il punto sul laicismo isterico che si occupa nelle scuole e negli edifici pubblici di far sparire i segni della fede cattolica. E cita vari esempi tra cui il fatto che il sindaco di Milano Pisapia si è opposto all’installazione vicino al Duomo di una copia in gesso della Madonnina.

8) La Francia si muove per i cristiani: l’Onu deve fermare il genocidio (Avvenire, p. 5)

Il quotidiano dei vescovi dà notizia della petizione, lanciata dallo storico Jacques Juillard, che chiede a Parigi un passo presso l’Onu per fermare il massacro culturale in corso ai danni dei cristiani d’Oriente. Nell’appello degli intellettuali francesi si dice: “Siamo stati tutti degli ebrei tedeschi. Siamo stati tutti dissidenti al tempo dei Sakharov e dei Solzenicyn. Siamo stati tutti Charlie. Oggi, dobbiamo essere tutti cristiani d’Oriente”.

9) 8 marzo. Uomini-donne, l’antagonismo vada in soffitta (Il Messaggero, p. 1)

Lucetta Scaraffia in un editoriale sull’8 marzo osserva che la festa della donna si sta prospettando un po’ diversa. Gli uomini non sono più pensati come “nemici” ma come coloro con cui condividiamo la “fatica di vivere”. Complementarietà, del resto, non era un cavallo di battaglia della cultura della destra al femminile?

10) La formula segreta di Pansa (Il Fatto, p. 14)

Antonio Padellaro si domanda in un lungo articolo che prende spunto dall’ultimo libro di Giampaolo Pansa, La Destra siamo noi, quand’è che il brillante giornalista abbia smesso di essere di sinistra. E risale a un’intervista dello stesso Pansa a Walter Veltroni. Era il 1999. A un certo punto si parlò dei riciclati che affollavano le liste dei Ds e Pansa così parlò a Veltroni: “Posso dirti: meglio votare per un riciclato che afferma di esserlo che per dei vecchi stalinisti che vengono qui a farci la lezione di democrazia. Posso dirtelo che è pieno il vostro partito di questi signori burbanzosi che ci spiegano la rava e la fava…”. Poi arrivò Il sangue dei vinti, il libro “che mandò in sollucchero la destra e in bestia la sinistra”.

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