Dolce e Gabbana esaltano la famiglia tradizionale e dicono no all’utero in fitto
No alle famiglie di doppi papà, doppe mamme, bimbi fecondati da sconosciuti, mammi gay e confusioni di genere. In un lunga intervista rilasciata a Panorama e ripresa da Libero, la coppia gay di stilisti Dolce e Gabbana, in passato per lunghi anni anche coppia di fatto, declina le parole chiave della tradizione, dalla famiglia alla maternità, dal valore del padre a quello della madre naturale. «Non abbiamo inventato mica noi la famiglia, l’ha resa icona la Sacra Famiglia ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. Per questo non ci convincono quelli che io chiamo i figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare loro chi è la madre».
Da Dolce e Gabbana un’intervista-confessione a tutto campo
A Panorama, in edicola da oggi, i due stilisti fanno coming out non della loro omosessualità (questo è successo vari anni fa) ma del loro attaccamento alle tradizioni, agli affetti più veri, alle mamme, alle donne con le loro gravidanze. Perché, come dice Gabbana, “la famiglia non è una moda passeggera, è un senso di appartenenza”. Entrambi ormai nei loro “cinquanta”, lanciano un messaggio ai più giovani, come i loro nipoti. “Non si vive di cool, fashion e app, questa generazione ha paura di investire sugli affetti”. Curiosamente, un paio di mesi fa era stato lo stesso Gabbana a definire una “pagliacciata” il convegno sulla famiglia organizzato a Milano con il patrocinio della Regione Lombardia, su cui si erano scatenate accuse di omofobia.