La Barcaccia non sarà mai più come prima: oltre 110 “sfregi” permanenti

20 Feb 2015 19:09 - di Augusta Cesari

Danni permanenti. La diagnosi dei tecnici della Sovrintendenza capitolina è di quelle che ti gelano. La Barcaccia è stata «stuprata». Si esprimono proprio in questi termini e spiegano che la devastazione si è rivelata peggiore di quanto non si credesse all’inizio, quando erano stati rilevati danneggiamenti solo al tripode centrale. Invece al nostro capolavoro è andata peggio di quel  che si pensava. Oltre 110 le scalfitture rilevate.

Barcaccia, mai più come prima

Un danno permanente e non recuperabile che lascia una ferita indelebile. «I rilevamenti sono ancora in corso, si tratta di un danno rilevante, oltre che di un oltraggio a un’opera d’arte straordinaria», dichiara Annamaria Cerioni, responsabile del servizio restauri della Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali. «Quando un’opera come questa viene danneggiata non tornerà più come prima». Fa orrore la dinamica di come si sia  consumata la barbarie: le 110 «ferite» inferte dai supporters olandesi sono state provocate soprattutto dal lancio ripetuto delle bottiglie di birra lanciate con forza e in maniera inconsulta. Parlano chiaro i  frammenti di vetro delle bottiglie, lanciate in un assurdo tiro al bersaglio dai vandali contro il monumento. Decine le strisciate delle bottiglie sul marmo, diversi i pezzi della fontana recuperate. «I danni sono gravi – ha ribadito la Cerioni – danni ancora da quantificare ma permanenti».

Rotterdam «inorridita»

«La città di Rotterdam ha accolto con orrore la notizia del comportamento riprovevole dei tifosi del Feyenoord»,  scrive il sindaco di Rotterdam Ahmed Aboutaleb in una lettera al sindaco di Roma Ignazio Marino.I tifosi – prosegue il sindaco – hanno abusato in modo incredibile dell’ospitalità che avete rivolto loro. È inaccettabile. Naturalmente siamo disposti a offrire la nostra collaborazione per rintracciare individui che abbiano commesso illeciti». Ma il danno morale e materiale non si cancelleranno.

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