Scelta civica non esiste più eppure celebra il suo congresso

7 Feb 2015 20:29 - di Robert Perdicchi

“Stabilizzatori” o  “traditori”? È bufera su Scelta Civica dopo il passaggio di 8 parlamentari al Pd e che domenica si avvia a celebrare il suo primo e probabilmente ultimo congresso nazionale. Un appuntamento al quale gli organizzatori hanno dato un titolo che pare un presagio: “Protagonisti del Cambiamento”. Perché di cambiamento, per forza di cose, si tratterà. Sc si riduce all’osso scontando il fallimento della scommessa fatta dall’allora leader Mario Monti: mettere insieme cattolici e liberali cercando di sorpassare antiche divisioni ideologiche. Ma i limiti di quel Giano Bifronte che guardava sia al centrodestra che al centrosinistra si sono rivelati sin dall’inizio di questo esperimento politico, portando a continue scissioni e abbandoni che ora arrivano al capolinea.

Il nuovo segretario sarà Enrico Zanetti

Domenica il congresso eleggerà segretario Enrico Zanetti, il sottosegretario all’economia che si presenterà all’assise con il progetto di andare avanti con il programma di costruire un polo liberal democratico. Un nucleo che continuerà ad essere alleato di questo governo ma da una prospettiva di partito di “lotta e di governo”, leale ma parecchio irritato con il premier per l’Opa lanciata su una forza politica che si è sempre dichiarata sua alleata. Nessuna “campagna acquisti” avverte però il ministro Maria Elena Boschi che difende sia il Pd sia Scelta Civica. Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, continua a ripeterlo a quanti le tirano addosso: “non portiamo nuovi voti, stabilizziamo il governo”. Ma Zanetti è furioso: “Ma un dignitoso silenzio no? Bocca mia taci…”. Al congresso la sua mozione sarà nella sostanza l’unica che potrà essere votata. L’altra mozione, quella che avrebbe dovuto presentare Benedetto Della Vedova per proporre una gestione collettiva del partito di un anno, portando avanti le riforme renziane nello spirito dell’agenda Monti, a questo punto non ha più ragione di essere. Della Vedova lascia il partito ma non passa al Pd, per ora. Qualcuno ha parlato di possibili approdi nel Pd anche da parte di altri parlamentari che già avevano abbandonato Sc dopo l’uscita di Monti e che avevano seguito Mario Mauro e Lorenzo Dellai: tra loro i tre senatori ora di Democrazia Solidale (nel Gruppo delle Autonomie al Senato e Per l’Italia alla Camera) Lucio Romano, Maria Paola Merloni e Andrea Olivero. Ma quest’ultimo precisa: con la riforma elettorale la direzione è quella ma, al momento, “non ci sarà alcuna nostra accelerazione”. Restano dunque in Autonomie. Lì dove non è stato neppure accolto Mario Monti che ora si trova al Misto, dove approderà anche Della Vedova: entrambi, ironia della sorte, sotto la guida della capogruppo Loredana De Petris.

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