Pompei, nuovo disastro. «Franceschini si dimetta o chieda scusa a Bondi»

5 Feb 2015 21:20 - di Franco Bianchini

«Dopo ripetute forti piogge, ha ceduto il terreno nella casa di Severus a Pompei. Come da comunicato della Soprintendeza speciale, veniamo a sapere che sarebbe inoltre interessata anche una piccola parte del muro di contenimento del giardino, sovrapposto al banco lavico del costone. La cosa è grave, ma crediamo non gravissima. Se non che questo ennesimo crollo ci impone una riflessione di tipo politico». Ad affermarlo sono Edoardo Sylos Labini, responsabile nazionale Dipartimento cultura di Forza Italia, e Angelo Crespi, responsabile nazionale Beni culturali del Dipartimento cultura di Forza Italia. «Nel 2010, a seguito di simile incidente, Dario Franceschini si batté pubblicamente affinché l’allora ministro della cultura, Sandro Bondi, si dimettesse. E lo fece con toni apocalittici e spinto da motivi prettamente ideologici e di mera convenienza politica. Con lui tutta la sinistra, che fece appello alla Costituzione, al Presidente della Repubblica, all’opinione pubblica internazionale, all’importanza del patrimonio culturale per lo stato democratico e civile…».

Franceschini dovrebbe essere coerente…

«Piove, governo ladro fu il ragionamento di tutta la sinistra e nello specifico di Franceschini. Ora – proseguono – se dovessimo portare all’estreme conseguenze il ragionamento di Franceschini, e seguire questo finto sillogismo fino in in fondo, dovremmo sostenere piove ancora, dunque governo ladro ancora. A questo punto le scelte sono due: 1) per coerenza con quanto sostenuto nel 2010, Franceschini dovrebbe dimettersi. La situazione a Pompei è sempre la stessa, piove e i crolli ci sono ancora, e il ministro non sa ovviare al disastro, posto che il nostro patrimonio artististico rimane sempre fonte di identità nazionale, e anche patrimonio dell’umanità, per cui all’estero continuano a guardarci con sospetto. 2) Franceschini dovrebbe fare pubblica ammenda e chiedere scusa a Bondi, considerando – come dicevamo noi all’epoca – che la situazione a Pompei è ardua e gli ostacoli sono molti; e che la conservazioni di una città, disabitata, di 2000 anni fa, estesa per oltre 50 ettari è cosa complessa e necessita di realismo e non di ideologia; e che se crolla qualcosa dopo forti piogge non è colpa del ministro in carica».

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