Molti nemici molto onore: il “razzista” Sacchi come il “fascista” Ancelotti

19 Feb 2015 13:01 - di

«Molti nemici, molto onore». A difendere Arrigo Sacchi dalle accuse (ingiustificate) di razzismo ci ha pensato il suo amico di sempre, Carlo Ancelotti, dopo la vittoria in Champions del suo Real contro lo Shalke. Intervistato al termine del match, “Carletto” ha voluto mandare il suo messaggio di solidarietà a quello che è stato il suo allenatore e con il quale ha vinto tutto. Proferendo quella da molti è considerato uno slogan fascista. Come se non bastassero infatti le accuse e le critiche infondate a Sacchi, anche Ancelotti è stato additato di essere un ammiratore del Duce. Secondo i soliti criticoni, i due ex rossoneri sarebbero così soltanto dei nostalgici del ventennio di Mussolini. Ormai, bisogna sempre stare attenti a ciò che si dice, perché ogni frase potrebbe essere strumentalizzata. A dire il vero, però, quello che ha detto Arrigo Sacchi è sacrosanto. Se si vuole salvare il calcio nel nostro Paese bisogna ripartire dai vivai. Ed è logico che, se la squadre giovanili sono imbottite di stranieri, vedere sbocciare talenti italiani sarà sempre più difficile. Un pensiero ovvio e condivisibile, ma che è costato all’allenatore – che ha cambiato radicalmente il calcio dei primi anni ’90 – l’etichetta di razzista.

Anche Ancelotti fu nel vortice delle critiche

E dopo di lui anche il suo ex pupillo, Carlo Ancelotti, è entrato nel vortice delle critiche per il suo “molti nemici molto onore”. “Sono stupito ma neanche troppo perché so benissimo che il populismo e il non avere una memoria storica sono una cosa molto radicata in questo mondo – ha dichiarato Sacchi– Sono 42 anni che sono nel calcio e nessuno mi ha mai dato del razzista. Non ho mai guardato ai colori, ad esempio sono stato io a volere Gullit al Milan e non Borghi che non era di colore. Ho detto e confermo che c’è un’affluenza di giocatori stranieri e modesti da troppo tempo in questo Paese”. Non te la prendere Arrigo – conclude lultimaribattuta.it – perché non sanno quello che fanno. E nemmeno tu Carletto. Voi siete vincenti, altri, forse, solo invidiosi.

 

 

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