L’ombra di Al Qaeda dietro il rapimento di una francese in Yemen
Una giovane funzionaria francese che lavora per la Banca Mondiale è stata rapita oggi a Sanaa, la capitale dello Yemen, assieme alla sua interprete. Parigi farà «tutto il possibile» per liberare la sua connazionale, ha annunciato il presidente della Repubblica Francois Hollande in una conferenza stampa a Parigi con il premier Matteo Renzi. La trentenne, ha spiegato Hollande, è stata rapita «davanti a un ministero». Una fonte dei servizi segreti yemeniti ha precisato che la francese è stata sequestrata in mattinata da un gruppo di uomini armati non meglio identificati mentre si trovava a bordo di un taxi con la sua interprete. «Tutti i nostri servizi sono mobilitati per localizzare ed ottenere la rapida liberazione della nostra connazionale», ha assicurato anche il Quai d’Orsay, il ministero degli Esteri francese. Appena pochi giorni fa, Parigi aveva invitato i francesi a lasciare il Paese a rischio, una misura decisa anche da altri governi occidentali, che hanno chiuso le loro sedi diplomatiche a Sanaa. La capitale dello Yemen è finita sotto il controllo delle milizie ribelli sciite Houtis. Il presidente yemenita, Abd Rabbo Manour Hadi, è stato trattenuto per un primo tempo a Sanaa ma ora è tornato libero e viene protetto dai suoi partigiani a Aden, nel sud del Paese. Hadi, alleato di primo piano di Washington nella lotta contro Al Qaeda, rivendica lo status di legittimo presidente di fronte all’irruzione della milizia sciita che ora controlla la capitale, e bolla come “illegittime” tutte le misure assunte dagli Houtis. Lo scorso 16 febbraio, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha rivolto un appello agli Houtis affinché «ritirino le loro forze dalle istituzioni dello Stato» e «cedano il controllo delle istituzioni governative e di sicurezza».