Foibe, i partigiani dell’Anpi negano i massacri degli italiani a opera dei titini

11 Feb 2015 16:52 - di Antonio Pannullo
Così i comunisti cancellano la memoria dei martiri delle foibe

I partigiani titini infoibatori di civili italiani sono stati esaltati dall’Anpi (l’associazione partigiani italiana) in un volantino di questo tenore: «W i popoli slavi che non piegarono la testa!». In un delirante scritto uscito l’8 febbraio a Lecce a firma Anpi, si negano le foibe e si definisce la Giornata del Ricordo come Giornata dell’Amnesia e del Revisionismo Neofascista. In un impeto di negazionismo rabbioso quanto storicamente falso, l’Anpi addirittura sostiene che dal 1940 al 1945 ci furono 45mila morti antifascisti, di cui molti gettati nelle foibe, evidentemente dai fascisti… Almeno non negano l’esistenza delle foibe, che per oltre 50 anni molti italiani hanno ignorato grazie alla congiura del silenzio messa in atto proprio dall’Anpi e dalle sinistre italiane. E non furono i soli fatti di sangue taciuti: i libri di Giorgio Pisanò e – più recentemente – di Giampaolo Pansa hanno portato alla luce i massacri perpetrati da molti partigiani rossi, quelli che oggi negano l’olocausto italiano a opera dei criminali titini.

Il Giorno del Ricordo in tutta Italia

Ovviamente il popolo italiano è ben cosciente oggi di quanto accadde nell’Italia nordorientale negli anni Quaranta e il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 dal governo Berlusconi per rendere giustizia alle decine di migliaia italiani trucidati sia nelle foibe sia annegati dai partigiani comunisti e ai 350mila istriani e dalmati costretti alla fuga dalle truppe jugoslave comuniste, è stato ricordato in tutta Italia, nelle scuole, nei luoghi dei lavoro. Anche in provincia di Roma, a Santa Marinella, una delegazione di Fratelli d’Italia si è recatapresso il monumento cittadino ai Caduti, in piazza Unità d’Italia, per onorare la ricorrenza con la deposizione di un omaggio floreale. Prima di ciò, il gruppo di partecipanti ha recitato la preghiera per i martiri delle foibe, composta nel 1959 da monsignor Antonio Santin, arcivescovo di Trieste e Capodistria, lo stesso che proclamò la beatificazione di don Miroslav Bulesic trucidato in chiesta dai titini, seguita dalla testimonianza di alcuni reduci presenti che, tra la commozione generale, hanno raccontato quel che vissero loro e i propri cari in quel terribile periodo. Il portavoce del partito, avvocato Marco Valerio Verni, ha affermato: «Come già dichiarato in occasione del “Giorno della memoria” appena trascorso, è importante rinnovare il ricordo dei tragici fatti che si svolsero nel periodo bellico, e subito a ridosso di esso, senza distinzione di bandiera o di colore politico, ma ciò assume maggior significato se non si chiudano gli occhi davanti ai genocidi ed ai massacri di oggi, e non si rimanga inerti di fronte ad essi.

Crimini per cui nessuno ha pagato

I fatti di allora furono ignominiosi e nessuno fu condannato, grazie alle amnistie ed agli indulti che, nel nostro Paese, furono concessi negli anni immediatamente successivi alla fine del secondo conflitto mondiale». Verni ha poi ricordato un suo incontro a Lubiana nel 2011 proprio in occasione della Ricorrenza del 10 febbraio di quell’anno, con l’ex primo ministro sloveno Lojze Peterle, allora deputato del Parlamento Europeo, il quale raccontò dei suoi sforzi (rimasti vani) di istituire una commissione bilaterale di storici, così come della proposta, avanzata da certa parte politica del suo governo, e caduta prontamente nel vuoto, di riconoscere una sorta di diritto di prelazione agli esuli italiani sulla vendita di quelle che, un tempo, furono le loro case.

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