Effetto Isis: i bambini arabi giocano a «Sgozzatelo!» anziché a nascondino

21 Feb 2015 14:27 - di
Bambini arabi armati

I bambini arabi non giocano più a nascondino o a mosca cieca: l’effetto-Isis è arrivato anche qui. Dall’Egitto arriva una conferma che il cosiddetto “marchio dell’orrore” Isis fa presa sui giovani e addirittura sta diventando oggetto di giochi di ragazzini: un video rilanciato dal sito di un quotidiano egiziano mostra sette, fra bambini e adolescenti, che simulano uno sgozzamento di ostaggi. In particolare si vede un ragazzino che, brandendo una lunga stecca di legno come fosse un coltello, scimmiotta i boia dei video dell’Isis dicendo: «Siamo i membri del Daesh, i terroristi». «Siamo quelli che non hanno religione né patria», dice ancora facendo la voce grossa e guardando nel telefonino che ripreso il video pubblicato dal sito del quotidiano El Watan. «Noi, quelli che sgozzano i bambini, le donne e i vecchi, abbiamo deciso di uccidere tutte i giovani della città», aggiunge peraltro il ragazzino, trattenendo a stento il riso. Poi volgendosi a due più grandi che tengono bastoni e quello che sembra un lungo righello al collo di altrettanti bambini, urla «sgozzateli!». L’esecuzione avviene davanti a una casa in costruzione e fra le urla, che si presume divertite, lanciate da “boia”, “vittime” e due assistenti. L’Isis insomma, con la sua violenza estrema, senza limiti, ha cambiato tutto.

L’ideologia della vendetta e del sangue

Vendetta, punizione, sgozzamento, bottiglie di sangue, determinazione: sono queste alcune delle parole che si odono nell’inno all’orrore che ha accompagnato almeno gli ultimi due video in cui l’Isis decapitato una decina di collaborazionisti nel Sinai e i 21 copti in Libia. Il canto che si sente sulle scene è senza musica e si è udito anche dalle frequenze di una radio di cui lo Stato islamico si è impossessato a Sirte, sempre in Libia. «È il tempo della vendetta», intona la voce giovanile con un sottile effetto-eco che la fa sembrare corale. «Ci vendicheremo anche dopo tanto tempo», dice ancora in arabo, quasi coperta da gemiti delle vittime. «Verremo da voi per lo sgozzamento, la morte, la paura e il silenzio», è un altra frase del canto che ha in sottofondo anche un effetto sonoro simile al taglio di un coltello affilato su una superficie: e le immagini che si vedono nel video non sono finzione. «Avrete il senso della perdita. Abbiamo riempito bottiglie di sangue rosso dai colli che abbiamo tagliato», è una strofa che precede quella in cui si proclama: «Siamo pieni di determinazione e di serietà». Le parole sono chiaramente estranee al Corano e l’università di Al Azhar, uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita, ha emesso un decreto che proibisce ai musulmani di guardare e diffondere il video della decapitazione dei 21 cristiani egiziani. Ma l’averlo sentito anche sulle frequenze della radio a Sirte e in un altro video, mentre si staccavano le teste di almeno otto egiziani nella penisola del Sinai, lascia presumere che lo Stato islamico, impegnato a seguire una complessa strategia mediatica, voglia fare di questo canto un inno: un modo per suscitare paura acusticamente anche quando gli schermi sono spenti.

Commenti