Contro l’Isis il centrosinistra si gioca la carta Prodi: come lui non c’è nessuno

17 Feb 2015 12:30 - di Francesco Signoretta

Guerra, paura, tensione. È accaduto quello che non doveva accadere, l’avanzata dell’Isis, il pericolo a un passo. Immagini crude di decapitazioni, il video dei 21 corpi con le teste mozzate solo perché cristiani, solo perché non sottomessi all’estremismo islamico. Nuovi martiri, nuovo sangue. E di fronte a quei martiri e a quel sangue il mondo è rimasto a lungo a guardare, perché non sono stati i primi e purtroppo non saranno gli ultimi.

La verità capovolta: colpevoli sono i cristiani

Tutti hanno visto e rivisto le immagini crudeli di ogni decapitazione, quegli uomini in nero che portano le loro vittime legate, che le costringono a inginocchiarsi e che poi le tagliano a fette, derise, umiliate, massacrate. Ma i colpevoli restano loro, i cristiani. E se un Paese decide di non starci, di ribellarsi, di agire viene messo all’indice. La verità capovolta. Non a caso Hamas ha già respinto ingerenze in Libia «da parte di alcuni Paesi come l’Italia» che adducono «il pretesto di combattere il terrorismo». Un intervento militare sarebbe considerato «una nuova Crociata contro Paesi arabi e musulmani».

Prodi la soluzione politica contro l’lsis…

La tentazione del centrosinistra è la solita: bisogna trovare una soluzione politica. Si rincorrono le voci, diamo a un nostro uomo di spicco il pennacchio, così da mostrare impegno contro l’Isis e evitare guai maggiori. Dalle stanze di Palazzo Chigi fino ai corridoi di Montecitorio si spifferano alcuni nomi, come ai tempi della scelta del presidente della Repubblica. Il più accreditato è quello di Romano Prodi. Si dia a lui un incarico e la sceneggiata è completa, sono d’accordo anche gli esperti interpellati in radio e televisione. Il Corriere della Sera accarezza la stessa idea: «L’Italia ha una responsabilità. Una personalità come Romano Prodi, con un largo mandato internazionale, mostrerebbe una ferma volontà di agire. E la decisione di non farsi trascinare in beghe tra fazioni libiche. Si aprirebbe un percorso difficile, ma con tante opzioni possibili». Non ricevuto, sarebbe un messaggio improponibile. Non per Prodi in sé, ma per quel che rappresenta: un centrosinistra che ha sempre sottovalutato il pericolo islamico, sperando di cavarsela con la retorica e il buonismo.

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