Pussy Riot a Roma: Marino offre il Campidoglio alla gazzarra anti-Putin

29 Gen 2015 17:31 - di Corrado Vitale

Il sindaco Ignazio Marino è andato a impelagarsi nella politica estera. E nel mdo più inopportuno e maldestro. Invece di dedicarsi alla soluzione dei tanti problemi di Roma, ha pensato bene di trasformare il Campidoglio nella location di una gazzarra anti-Putin in stile Pussy Riot  di cui i cittadini della Capitale non sentivano davvero la necessità.La scalinata capitolina  è infatti diventata teatro di un rumoroso  flash mob, con tanto di passamontagna colorati e e slogan inneggianti alla “Russia libera”. Diversi i cartelli con su scritto “Revolution”, “Hip-pop”, “Dance” , ‘Musica’, “Freedom”, “Spirito libero”, “Cuore”.  Nella vicina  Sala del Protomoteca è stato anche  presentato, in anteprima nazionale, il film che racconta la vicenda del gruppo di dissidenti rock- punk, dal titolo Pussy Vs Putin.

Due sconosciuti autori

I due sconosciuti autori Taisiya Krougovykh e Vasily Bogatov, non potevano sperare in una cornice più prestigiosa e suggestiva per lanciare il loro lavoro cinematografico. che non è certo da premio Oscar. Ma tant’è: Marino ha graziosamente offerto loro questa sraordinara opportunità. Tutto il resto è propaganda antirussa. «Il film è stato realizzato tre anni fa, oggi la situazione in Russia è completamente diversa, non si ha più la possibilità di andare in strada a manifestare», ha detto in tono grave  Krougovykh.

Il solito “Circo Barnum”

E non finisce qui: alla kermesse s’è aggiunto il solito “Circo Barnum” delle associazione pro-gay e pro-lesbiche. Durante la conferenza stampa, l’immancabile Imma Battaglia, consigliera comunale di Roma e attivista per i diritti Lgbt, così ha tuonato: «Leggiamo denunce su internet sulle torture che ragazzi e le ragazze gay subiscono: ragazzi presi per strada, abusati picchiati perché devono confessare di essere gay». Insomma, a sentire lorsignori e lorsignore, si direbbe che il Paese di Putin sia una specie di tirrania orientale. Peccato solo che non la pensì così la maggioranza del popolo russo, che continua a tributare alla leadership del Cremlino un vastissimo consenso. Verrebbe solo di chiedere a Marino e ai suoi compagni: siete consapevoli che, a causa delle sanzioni contro Putin, l’Italia ha perduto la bellezza di quasi un milardo e mezzo di export? È probabile che farebbero soallucce e non risponederebbero: tanto sono abituati a spremere i cittadini con le tasse per mettere una toppa ai guasti provocati dalle loro politiche dissennate.

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