Centrodestra al bivio: o fa scelte coraggiose o è destinato al cappotto

29 Ott 2014 12:45 - di Silvano Moffa

Alle  prossime elezioni regionali in Calabria e in Emilia Romagna il centrodestra, o per dir meglio, quel che rimane del centrodestra, rischia il cappotto. Tutta colpa di Renzi che sfrutta senza pudore alcuno temi e argomenti che solleticano l’elettorato cosiddetto moderato? Colpa dello sfaldamento di una alleanza che ruotava, fino a poco tempo fa, intorno a Berlusconi e che ora si è frantumata, disperdendosi in rivoli inconsistenti? Colpa del destino cinico e baro che ha fatto implodere il ceto medio, relegandolo in uno status più prossimo alla povertà che al benessere, il tutto per effetto di una crisi devastante e, ancor più, di un cambiamento profondo che ha toccato gli anelli portanti della stratificazione sociale, alterando i paradigmi  del nostro vecchio stato sociale?

Il crollo al Comune di Reggio Calabria

Ammettiamolo. Forse le cause del più che probabile prossimo cappotto elettorale, evento annunciato dal crollo registrato al Comune di Reggio Calabria, sono nell’insieme di tutti questi fattori. Una vecchia regola della politica ci ricorda che quando soffia il vento del “cambiamento”, e non ci sono alternative credibili rispetto a chi, bene o male, quel “cambiamento” interpreta, la partita è persa in partenza. Sono i processi, le fasi della storia, che si susseguono, si accavallano e a volte si elidono. Cambiano forme, protagonisti, e persino il linguaggio, influenzato dai tweet e da Facebook, impoverisce il pensiero riducendo ogni idea ad iperbole, spezzone, frattaglie.

È tempo di imprese coraggiose

In questo marasma, il centrodestra annaspa disunito e inconcludente. Chi sta al governo, chi lo sostiene  standone fuori, e chi si oppone. La confusione è totale. Saltano i riferimenti per un elettorato deluso, sbandato, incazzato e rassegnato. La partita si fa impari. Anzi, non c’è partita. Il giocatore (Renzi) scorrazza per tutto il campo senza avversari. E questo, in democrazia, è una iattura. Allora: che fare? Aspettare che la valanga sommerga tutto e tutti in una melassa disgustosa e omologante? Oppure reagire? Ecco: il termine giusto è reagire. Subito. Facendo i conti con gli errori commessi. E mettendo in campo un Progetto per l’Italia. Vero, entusiasmante, forte. È tempo di imprese coraggiose.

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