La grandezza di Evita Peròn nei nuovi racconti di Papa Francesco: «La vidi e…»

26 Set 2014 15:00 - di Girolamo Fragalà

Una grande donna, Evita Peròn. Una grande leader che ancora oggi è nel cuore del popolo, del suo popolo. Le sue parole hanno fatto il giro del mondo, come un testamento spirituale: «Ho solo un’ambizione personale: che il giorno in cui si scriverà il capitolo meraviglioso della storia di Peròn, di me si dica questo: c’era, al fianco di Peròn, una donna che si era dedicata a trasmettergli le speranze del popolo. Di questa donna si sa soltanto che il popolo la chiamava con amore Evita». Ed è proprio su ciò che ha rappresentato la regina dei descamisados, sul suo innato carisma – immagine che illumina e scompare –  che si concentrano le pagine più belle del nuovo libro su Papa Francesco, il racconto degli anni trascorsi a Cordoba. Agli autori del volume – Javier Camara e Sebastian Pfaffen– il Pontefice ha appunto raccontato come da adolescente vide «da vicino» a Buenos Aires sia Juan Domingo Peròn sia Evita. «Vidi Eva in un’occasione, quando entrai insieme a mio fratello in una unidad basica (circolo politico del peronismo, ndr.) per cercare degli opuscoli per un lavoro a scuola. Lei era lì, ci salutò», ha detto Bergoglio aggiungendo: «L’unica volta che vidi Peron fu invece quando mi toccò andare quale portabandiera della scuola al Teatro Colon per un incontro sull’educazione». Bergoglio visse a Cordoba in due periodi diversi. Prima, quale novizio della Compagnia di Gesù tra il 1958 e il 1960: «Nel marzo del ’58 arrivò da Buenos Aires accompagnato dai genitori per entrare nel noviziato della Sagrada Familia», ricorda il volume (dal titolo Quel Francesco). Successivamente, da sacerdote tra il 1990 e il 1992 nella residenza della Compagnia, prima di essere designato vescovo ausiliare a Buenos Aires. I due autori sono entrambi di Cordoba e – ricorda il quotidiano La Nacion – hanno consegnato un volume al Papa a Santa Marta. Sul fronte della politica «sono sempre stato uno inquieto», ha detto ancora Bergoglio nel libro, ricordando di aver avuto «durante l’adolescenza anche un’incursione» nel mondo «sinistroso» e di aver accompagnato gruppi di giovani di diverse provenienze politiche, «evidentemente anche gruppi peronisti. Ma non mi sono mai scritto a nessun partito», ha precisato Bergoglio, segnalando d’altra parte i vincoli esistenti tra «l’esposizione della dottrina peronista e la dottrina sociale della Chiesa». «Quei periodi a Cordoba hanno in un certo senso generato una solidità spirituale. Prima da novizio, poi i due anni da sacerdote che sono stati come una notte, con qualche oscurità interna, fasi che – ricorda il Papa nel libro – mi hanno permesso di fare un lavoro apostolico che mi ha aiutato a consolidarmi quale pastore». Ma la frase-clou è tutta in quel «Quando vidi Evita». Una frase che dice tutto. 

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