Pedofilia, assolti anche in appello gli imputati dei presunti abusi alla scuola materna di Rignano

16 Mag 2014 17:03 - di Gabriele Alberti

Tutti assolti «perché il fatto non sussiste». Anche la III Corte d’Appello di Roma conferma con la stessa formula le assoluzioni delle cinque persone – tre maestre, una bidella ed un autore tv – imputate per la vicenda dei presunti abusi sessuali denunciati dai genitori dei bambini della scuola materna “Olga Rovere” di Rignano Flaminio. . La sentenza è stata emessa dopo tre ore di camera di consiglio. Assolte, dunque, le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, l’autore tv (e marito della Del Meglio) Gianfranco Scancarello e la bidella, Cristina Lunerti. Il processo era nato per le accuse, contestate a vario titolo e secondo le singole posizioni, di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza. Tra 90 giorni, il deposito delle motivazioni. La rabbia dei genitori dei bambini è palpabile. «Ci aspettiamo una spiegazione convincente. L’unica cosa che mi preoccupa è mia figlia. Il resto non conta nulla», commenta con amarezza una delle mamme dei bambini della scuola materna di Rignano Flaminio. Le fa eco un’altra mamma: «Io non aspetto proprio nulla; non ho alcuna intenzione di leggere alcuna motivazione». «Prendiamo atto di questa sentenza – commentano gli avvocati di parte civile, Franco Merlino, Luca Milani e Antonio Cardamone – Aspetteremo il deposito delle motivazioni anche per valutare un eventuale ricorso in Cassazione. Dispiace, però, che ancora una volta non si è voluto credere alle parole di questi bambini, come non si è voluto credere ai risultati delle perizie che, senza margini interpretativi, hanno ricollegato le sintomatologie riscontrate sui minori a traumi di natura sessuale». «Crediamo però – continuano – che si debba comunque e indistintamente riconoscere alla vicenda di Rignano Flaminio di essere stata a tutti gli effetti un vero e proprio spartiacque fra il prima e dopo. È infatti indubitabile che tutti i procedimenti nati successivamente hanno potuto giovarsi dell’esperienza di questa indagine per ottenere risultati diversi». Ricordiamo che nel processo di primo grado, il pm Marco Mansi aveva chiesto 12 anni di carcere per gli imputati. I difensori chiedevano la piena assoluzione. I genitori delle 19 famiglie che si sono costituite parti civili imploravano e continuano a chiedere soltanto la verità. Spaccati a metà paese e opinione pubblica, divisi in colpevolisti e innocentisti. Come accade sempre in questi casi.

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