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Nel Pd è guerra di posizione: il redde rationem il giorno dopo le elezioni europee

Nel Pd è guerra di posizione: il redde rationem il giorno dopo le elezioni europee

L'analisi - di Oreste Martino - 18 Aprile 2014 alle 16:55

Il redde rationem in casa del Partito democratico è ormai pronto. Al momento vige una tregua elettorale in vista delle europee del 25 maggio prossimo, ma gli schieramenti per lo scontro da avviare il giorno dopo sono già pronti. I renziani, definiti “cannibali” da esponenti della minoranza, sono pronti a chiamare banco e a far fuori il capogruppo alla Camera Roberto Speranza per impossessarsi di uno strumento indispensabile a rendere fluido l’iter parlamentare dei disegni di legge governativi su cui il premier fonda la sua strategia.

Quando Renzi è arrivato al Nazareno poteva contare su pochissimi deputati, poi la natura umana ha migliorato i numeri grazie a molti cambi di casacca, a parlamentari candidati ed eletti da Bersani e poi passati con il neo-segretario per garantirsi un posto al sole adesso e la ricandidatura futura. Questi smottamenti interni avrebbero ormai ribaltato i numeri e la maggioranza bersaniana di inizio legislatura non ci sarebbe più. E così gli uomini vicini a Matteo Renzi sono pronti, subito dopo le europee, a togliere l’ultimo tassello utile alla minoranza interna, ritenuta confusa, rissosa e parcellizzata. A farne le spese dovrebbe essere il capogruppo Roberto Speranza, che paga il cambio di casacca interno di molti colleghi, ma anche l’inesperienza, visto che è alla sua prima legislatura. Non a caso al Senato, dove il capogruppo del Pd è un uomo di grande esperienza come Luigi Zanda, leale per natura alla segreteria del partito, il problema non si è posto.

La probabile cacciata di Speranza è anche un segnale all’opposizione affinché si plachi. Al Nazareno non hanno gradito la riunione romana tenutasi in contrapposizione all’apertura della campagna elettorale che Renzi ha fatto a Torino, così come non gradiscono la manifestazione organizzata per il 28 aprile a Roma al Teatro Eliseo con l’intento di unificare tutti gli anti-renziani in vista delle battaglie parlamentari sulle riforme, ritenute gli unici momenti in cui è possibile mettere in difficoltà il premier.

È probabile che fino al 25 maggio nulla accada, ma è altrettanto probabile che il giorno dopo le europee, soprattutto se il Pd raggiungerà la percentuale del 30%, si avvierà la resa dei conti su molti versanti, a partire da quello del gruppo alla Camera. L’idea del premier è di defenestrare Speranza anche per educare tutti gli altri alla fedeltà assoluta, sostituendolo col fedelissimo Matteo Richetti, anche lui alla prima legislatura e giovane come l’attuale capogruppo, ma con un punto in più, quello di essere incondizionatamente fedele al capo.

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18 Aprile 2014 alle 16:55