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«Anche i ricchi piangono». Non è così e il Pd batte in ritirata sull’Imu: scusate l’errore…

Il commento - di Francesco Signoretta - 8 Ottobre 2013 alle 17:23

Alla fine la verità è venuta fuori. La sinistra ha tentato di fare una mossa acchiappaconsensi, un po’ alla Grillo, dicendo che con un emendamento avrebbe fatto piangere i ricchi con una bella batosta, resuscitando l’Imu solo per loro, per i benestanti, per chi aveva sette ville e dodici piscine. Il trucco c’era ed è durato poco: con la folle idea del Pd avrebbero pagato praticamente tutti, perché la soglia della ricchezza – per alcuni esponenti “democratici” ancora legati all’ideologismo falce e martello – era così bassa da comprendere anche chi abita in una casa piccola piccola, monolocale con bagno, se ubicata al centro di Roma o di Milano. O in una casa due stanze e cucina in periferia. Un trappolone squallido, dettato solo dalla voglia matta di far rientrare l’Imu dalla finestra per non dare la vittoria a Berlusconi. Ma le commedie non vanno mai oltre i tre atti, altrimenti la gente si stanca e se ne va. E la commedia dell’emendamento Pd si è chiusa tra i fischi, tanto da costringere i promotori a ritirarlo in fretta e furia, dopo polemiche scoppiate persino all’interno del partito. Sospiro di sollievo per la stragrande maggioranza delle famiglie italiane che – secondo qualsiasi dato ufficiale – vivono una crisi incredibile mentre secondo i “cervelloni” del Pd sono tanto ricchi da far impallidire i protagonisti di Dallas e di Beautiful. «Può essere considerato un “nemico di classe” – si è chiesto ironicamente Renato Brunetta – chi abita in una casa a Roma di 36 o 41 metri quadrati, a seconda che trattasi di civile abitazione o casa popolare? Sembrerebbe di sì, almeno a giudicare dall’emendamento presentato dal Pd per far pagare l’Imu sulle prime case con rendite superiori a 750 euro». Di «sindrome di Penelope» ha parlato Annagrazia Calabria: «Ogni provvedimento, prima di vedere la luce, deve passare per infiniti ripensamenti e mille polemiche». A esultare per il ritiro dell’emendamento è Maurizio Gasparri: «Il partito delle tasse batte in ritirata sconfitto. La proposta emendativa avanzata dal Pd era assurda e il centrodestra non avrebbe mai potuto accettarla. Si proceda rispettando i patti». Ma c’è qualcuno che ancora resiste, perché la cancellazione dell’Imu proprio non gli va giù. È il montiano Enrico Zanetti: «Il nostro emendamento sulla prima rata resta». E spera che la sinistra si accodi. Per passare dalla “lotta di classe” alla “lotta per la classe”. Dei banchieri.

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8 Ottobre 2013 alle 17:23