«Monti politicamente morto per l’Europa». Parola di “Le Monde”

26 Mar 2013 14:10 - di Gennaro Malgieri

Il titolo non avrebbe potuto essere più eloquente. “Mario Monti politicamente morto per l’Europa”. L’articolo lo firma Philippe Ridet. Lo pubblica, con grande evidenza, Le Monde, l’autorevole giornale che  al premier dimissionario non ha mai risparmiato lusinghieri apprezzamenti. Una presa di distanza clamorosa e, tutto sommato, inaspettata, benché in linea con la considerazione che del tecnocrate  si ha nelle cancellerie europee dove l’entusiasmo con cui venne accolto ha ceduto il passo alla delusione. Per i risultati che non ha conseguito, naturalmente. E forse anche per l’ambizione smodata  dimostrata  cimentandosi in una competizione elettorale senza avere messo radici e, soprattutto, privo di effettivo consenso nel Paese.

Questo il quotidiano francese non lo dice, ma lo lascia intendere. Del resto, come avrebbe potuto conquistare gli italiani se il suo governo di “professori” ha aumentato il deficit di indebitamento, come osserva Le Monde, per quest’anno e per il prossimo, oltre ad aver praticato politiche recessive che difficilmente potranno essere sanate nel prossimo quinquennio? La sua “salita in politica”, sottolinea l’articolista, si è risolta in un fiasco, mentre la disoccupazione è aumentata, le prospettive di crescita si sono allontanate, l’austerità è stata praticata senza tener conto delle conseguenze sulle famiglie e sulle piccole e medie aziende. Insomma, l’impressione in Europa è che Monti non abbia capito gli italiani, non abbia saputo interpretare i loro bisogni e si sia per di più proposto come leader sostenuto da èlite piuttosto snob, come ha scritto Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della sera mandato su tutte le furie il Professore.

Monti, dunque, “politicamente morto per l’Europa” che non si fida più di lui, ritiene di essere “politicamente vivo” in Italia. Si accontenta di poco. O meglio, gli basta scaricare le sue frustrazioni sul Pdl che per ben cinquantacinque volte gli ha concesso la fiducia, insultandolo con accenti inusitatamente volgari: “Sono sorpreso – ha replicato al Corriere – che tanti abbiano scelto Scelta civica e non il Pdl, che pure recava nella scheda il profumo dei soldi, il rimborso dell’Imu”, con il che avrebbe impedito la vittoria elettorale del centrodestra. E tanto gli basta per reputarsi soddisfatto, evidentemente.

Poco da dire sulla diffidenza europea, ora certificata perfino da “Le Monde”; nulla da dichiarare sulla figura meschina (usiamo un eufemismo) a livello internazionale con la grogttesca e tragica vicenda dei marò alla mercé degli indiani; niente da chiarire sull’alto tasso di disoccupazione che sta piegando l’Italia e sull’insostenibile pressione fiscale. Un paio di insulti bastano all’ineffabile Monti per tacitare la sua coscienza e mettere una toppa sull’insuccesso che gli ha dato alla testa.

E adesso come si presenterà sullo scenario europeo? Ancora con l’albagia del bocconiano che dava lezioni a tutti e si piccava di essere intelligentemente ironico, sarcastico e perfino civilmente indignato, oppure con la copia di Le Monde sotto il braccio perché tutti leggano quel titolo che lo inchioda alla propria incapacità politica?

Se l’hanno appurato pure in Francia “il fallimento del personale di governo alla guida del Paese per oltre un anno” (Galli della Loggia dixit), vuol dire che per Monti s’è fatto notte. Ed il bluff è finito.

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