Il leader del “centrino” gioca anche con le tasse
L’uomo delle tasse introduce nuove tasse e contemporaneamente annuncia la diminuzione delle tasse. Non è né uno scioglilingua né una barzelletta: è solo l’ultima trovata di Monti, a metà tra uno stacchetto pubblicitario e la propaganda elettorale. Basta leggere quello che i tecnici di Palazzo Chigi hanno messo in rete sul sito Internet del governo il 31 dicembre, un testo che fa a cazzotti con il debutto, nel 2013, di tre nuovi balzelli e la pressione fiscale al livello record del 45,3 per cento. Con i tecnici al governo in un anno è cresciuta di oltre un punto, mentre delle riforme necessarie per rilanciare la crescita non si è vista neppure l’ombra. Eppure il tecnopremier, quando fa l’analisi di un anno di governo, sembra cadere dalle nuvole: acquisisce maggiore sensibilità verso problemi che fino a ieri lo lasciavano indifferente e scopre che gli italiani sono taglieggiati dal fisco. Passerà alla storia come lo stangatore, nelle vignette che impazzano sul web è Dracula, ma non rinuncia allo spot del giorno affermando che ridurrà le tasse di un punto partendo dai redditi più bassi. Da quando? Chi lo sa. Per il momento, in vista della campagna elettorale, vuol solo far sapere che lo farà. Con che risorse? Ma diamine, con quelle provenienti dalla lotta all’evasione fiscale, un ritornello stucchevole che va avanti da un anno. È certo, invece. che il povero contribuente italiano, appena finito di versare l’Imu, dovrà cimentarsi con l’Ivie, la Tobin tax e la Tares. Solo quest’ultima, secondo le associazioni dei consumatori, vale 80 euro l’anno in più. Poi, da luglio, scatterà anche l’aumento dell’Iva, dal 21 al 22 per cento. E non è detto che il governo che uscirà dalle elezioni abbia il coraggio e il tempo di impedirlo. Mentre la campagna elettorale del centrodestra debutta con la richiesta dell’abolizione dell’Imu sulla prima casa, è ancora una volta il mattone che, direttamente o indirettamente, sconta l’inasprimento del prelievo. Infatti debutta la Tobin tax (0,12 per cento sulle compravendite di titoli italiani sui mercati regolamentati e 0,22 per cento su quelli “over the counter”), ma la parte del leone la fanno l’Ivie, che tassa la compravendita di case all’estero, e soprattutto la Tares che sostituisce la Tarsu ed è già scattata dal primo gennaio, anche se si paga ad aprile. Si calcola sulla dimensione dell’immobile e colpisce chiunque possegga locali atti a produrre rifiuti. Ma la novità, rispetto alla Tarsu, dov’è? Nel fatto che quest’ultima copriva il 79 per cento del costo del servizio per le utenze domestiche sostenute dai Comuni, mentre la prima si caricherà anche del peso dell’illuminazione pubblica e della manutenzione delle strade. Discorso che, secondo la Uil, tradotto in cifre, finità per pesare mediamente più dell’Imu. Ma l’uomo del centrino, tutto questo, evita di dirlo.