Quella lacrima sul viso di Bersani fa capire molte cose…
Tra giornali, tv e internet, alla vigilia delle primarie del centrosinistra, sembra che l’argomento del giorno sia il pianto in diretta di Bersani a “Porta a porta” mentre scorrevano le immagini di un video amarcord, la sua foto da ragazzino, il parroco, la chiesa che frequentava come chierichetto, il padre e la madre cattolici praticanti, ritratto di famiglia (non) in un interno. Lacrime vere, giurano i fedelissimi del leader del Pd e nessuno lo mette in dubbio, per carità. Lacrime che sono servite solo a fargli guadagnare qualche voto al ballottaggio perché ingentiliscono la sua faccia da duro, replicano stizziti gli amici di Renzi. Tutti – giornalisti e opinionisti – si dilettano a interpretare quel momento di commozione, chi con argomentazioni psicologiche, chi con l’analisi del suo passato. Le agenzie di stampa si spingono oltre e raccontano i precedenti illustri, ricordando le lacrime di Pertini ai funerali delle vittime di attacchi terroristici, quelle di Occhetto al congresso della Bolognina, quando fu sciolto il Pci, e addirittura quelle di Obama nel momento in cui è stato rieletto alla Casa Bianca. Paragoni improbabili, perché commuoversi ai funerali di una vittima del terrorismo è decisamente diverso dal commuoversi per una propria foto da ragazzino. Ci sono lacrime e lacrime. Quelle di Bersani sono più che altro adatte a “C’è posta per te”. Anche perché è qui c’è il vero precedente “democratico”, perché nella trasmissione di Maria De Filippi fu ospite Fassino, che si emozionò nell’incontrare dopo anni la sua tata. Probabilmente è il nuovo “vizietto” del Pd, intenerirsi in tv. Fa sempre bene, specie in campagna elettorale.