Quando si scopre che l’aggressore in realtà era stato aggredito…
Indignazione, rabbia, manifestazione, corteo non autorizzato, scritte sui muri, petardi e tentativo di assalto contro la sede di un centro sociale di destra, dopo l’aggressione da parte di un gruppo di “teste rasate” ad un membro del centro sociale Orso di Milano, avvenuta domenica. E poi i titoloni sui giornali, i campanelli d’allarme sui rigurgiti della violenza che è sempre fascista. Il solito copione. Ma cosa succede se si scopre che gli aggressori erano uno solo e che poi era stato lui l’aggredito? Per la verità già il silenzio dell’esponente dei centri sociali avrebbe potuto far pensare che le cose non fossero andate come si sono poi raccontate. Fatto sta che ieri mattina un minorenne si è costituito in questura a Milano affermando di essere l’autore del ferimento del militante del centro sociale Orso. Il 17enne, residente nel milanese, si è presentato alla Digos «assumendosi le sue responsabilità», ha spiegato il suo avvocato Antonio Radaelli del Foro di Como. Secondo quanto raccontato, stava aspettando un treno sulla banchina del metrò quando è stato affrontato dal militante dei centri sociali, che lo aveva riconosciuto come avversario politico per via del suo abbigliamento e di una spilla a forma di svastica che portava su un giaccone. «Mi ha tirato un pugno, e una testata – ha detto il ragazzo – e io allora ho preso un coltello multiuso che avevo in tasca e l’ho colpito al ventre e a un braccio». Poi il giovane, molto più minuto dell’attivista dell’Orso, ha visto che l’uomo si allontanava e anche lui si è dileguato. Lunedì, poi, insieme con la famiglia, la decisione di assumersi le sue responsabilità. La sua ricostruzione è al vaglio degli investigatori.