Non un pezzo di carta, ma un pezzo di storia
Questo è l’ultimo numero del Secolo d’Italia prodotto con carta e inchiostro. Forse dire “l’ultimo” è troppo definitivo, perché nella vita vale il detto “mai dire mai”, ma sicuramente, da domani, sotto la mia direzione e quindi almeno in parte sotto la mia responsabilità, questa storica testata si svincolerà dalla materialità per trasferirsi nella rete. Ho passato i 50 anni e ho cominciato a lavorare a 17 anni in tipografia. Carta e inchiostro, per molti anni per me non sono stati meno sacri che carne e sangue. Non mi piacciono molto i cambiamenti, sono nostalgico per Dna. Eppure negli ultimi dieci anni ho dovuto ammettere e accettare che il mio mondo di rotative e acidi tipografiche è destinato a sparire come altri pezzi importanti del mio piccolo mondo antico. Già oggi i nostri lettori sul web sono dieci volte superiori a quelli che si spostano per andare in edicola. E lo stesso prodotto, sul web o cartaceo, costa enormemente di meno. Le imprese sono fatte di prodotto e persone che producono. Per il prodotto costano materiali, realizzazione e trasporto. Poi c’è quello che orrendamente viene definito “costo del lavoro”, le persone. Una filosofia aziendale normale taglia il costo del lavoro per investire sul prodotto. Ma il nostro prodotto non sono la carta e l’inchiostro, ma le idee. E le idee vengono dall’esperienza e dalla sensibilità delle persone e dalla storia, che per noi è comune anche se oggi straordinariamente confusa. Oppure, voglio essere ottimista, semplicemente “plurale” e quindi in divenire verso qualcosa di futuro che ci rivedrà tutti insieme. la mattina, ormai, persino io appena sveglio accendo il computer e mi leggo i quotidiani e le rassegne stmpa “on line”. Quindi, anche questa volta, ho alzato le mani e mi sono arreso alla modernità e – forse – anche alla comodità se non addirittura alla pigrizia. Per molti di voi è lo stesso e per moltissimi altri lo sarà a breve. Che il Secolo sia uno strumento di informazione o di testimonianza una cosa è certa: il suo messaggio deve raggiungere più persone possibile, il più velocemente e a minor costo. Quindi, da gennaio, sarà “on line”. La battaglia continua, con altri mezzi.