Ingroia? Che figuraccia in sede internazionale…
In politica? Mai. Ma anche no. È finita così, e non ci voleva la sfera di cristallo, per Antonio Ingroia, l’ex pm. Tra dinieghi, smentite a mezze aperture. Fino all’adesione al Movimento Arancione di un altro ex magistrato, il sindaco di Napoli De Magistris, e alla decisione di chiedere l’aspettativa al Csm per «motivi elettorali». Fioccano i commenti. «Da anni assistiamo a due piani diversi tra l’antimafia dei fatti, che viene realizzata dalle forze di polizia e dai magistrati che non hanno tempo di andare davanti alle telecamere perché sono nelle aule di giustizia e rischiano la vita; e l’antimafia delle parole sule quali si costruiscono carriere giornaliste, mediatiche, giudiziarie, politiche e in certi casi anche tutte queste qualifiche insieme». Così argomenta il deputato del Pdl Alfredo Mantovano. «Il procedere di Ingroia negli ultimi tempi – ha sottolineato l’ex sottosegretario agli Interni del governo Berlusconi ad “Omnibus” – non è stato gradito neanche alla sua corrente di origine, Magistratura Democratica, che ha preso le distanze rispetto alla violazione di confini elementari come quello contro il Capo dello Stato. Ora Ingroia cerca una via d’uscita – ha concluso – rispetto a un processo che ha costruito in modo macchinoso e con scarsi basi oggettive». Ad intervenire con una nota, la presidente dell’Associazione Famiglie Vittime di via dei Georgofili, Giovanna Maggiani Chelli: «Come la pensiamo è risaputo, non abbiamo visto bene il pm Antonio Ingroia, uno dei magistrati di Palermo impegnati nella trattativa Stato-mafia, neppure quando partì per il Guatemala, men che mai apprezziamo in queste ore la sua probabile discesa in campo politico, non perché ognuno di noi non sia libero di fare ciò che crede, ma perché quelli come noi hanno assoluto bisogno che in questo periodo i ruoli siano mantenuti fermi». Continua: «Caltanissetta indaga sulle stragi del 1992, Firenze sulle stragi del 1993, Palermo sulla trattativa Stato Mafia che peraltro passa attraverso tutte le stragi del 1992, 1993 e 1994. Per questo i magistrati che si sono occupati di cose così delicate non devono secondo noi fare il salto della quaglia e passare alla politica».
Intanto ieri la quarta Commissione del Consiglio superiore della Magistratura ha dato l’ok alla richiesta di aspettativa avanzata dall’ex procuratore di Palermo e oggi il plenum di Palazzo dei Marescialli è chiamato a dare il via libera definitivo. L’Italia rischia una pessima figura «in sede internazionale e di fronte alla più importante istituzione mondiale quali le Nazioni Unite», commenta poi, Amedeo Laboccetta del Pdl. «Poco più di un mese fa – spiega – il dottor Ingroia ha chiesto ed ottenuto dal Csm di potersi recare in Guatemala su incarico dell’Onu a guidare un’unità d’investigazione impegnata al narcotraffico. L’incarico di Ingroia fu presentato come un apporto decisivo nella lotta al crimine», dichiara il deputato, che è componente della commissione antimafia. «Dopo un periodo trascorso, come ha sottolineato anche il vicepresidente del Csm Michele Vietti, più in apparizioni televisive italiane e in interviste ai giornali che in azioni di fattiva lotta al narcotraffico, il dottor Ingroia chiede al Csm l’aspettativa per motivi elettorali. Il suo repentino cambio di rotta espone l’Italia, le sue istituzioni e la stessa magistratura ad una figuraccia. Assumere un incarico per poi fare altro dopo poche settimane…».