Grillo mette alla porta chi osa disturbare

13 Dic 2012 0:04 - di Romana Fabiani

Fuori dalle palle, li aveva avvertiti. E così è stato. «A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l’utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli auguro di continuare la loro brillante attività di consiglieri». Firmato Beppe. Con queste poche parole apparse sul colonnino laterale del sul blog l’ex comico genovese, sempre più allergico al pluralismo, mette alla porta i due militanti eletti sotto le insegne grilline, colpevoli di aver mosso critiche alla gestione del movimento. Ringalluzzito dal successo elettorale, in piena sbornia da sondaggi, Grillo indossa l’elmetto di cui va fiero e caccia cone un sovranno assoluto chi osa contraddirlo e fa troppe domande. I due novelli epurati, il primo consigliere regionale in Emilia Romagna, punto di riferimento all’interno delle istituzioni già come consigliere comunale con la giunta Delbono; la seconda consigliere comunale a Bologna, bacchettata dal capo per aver partecipato a Ballarò («la tv è il vostro punto G»), si vanno ad aggiungere a Valentino Tavolazzi e Fabrizio Biolè, al quale mei mesi scorsi era già stato ritirato il logo. Al centro delle polemiche che fanno arrabbiare Grillo, i troppi paletti e la scarsa partecipazione alle parlamentarie on line, ben al di sotto dei numeri diffusi dal leader. E ancora il braccio di ferro sui candidati esclusi all’ultimo momento e sui soldi dei rimborsi elettorali. Troppo per il “democratico” Beppe che minaccia sfracelli, «chi pone problemi di democrazia del Movimento è fuori», va ripetendo da giorni. La mossa di ieri non è un fulmine a ciel sereno per i dissidenti, è stata preparata nei giorni scorsi da un escalation di minacce di scomuniche, video al vetriolo, offese evidenziate in grassetto, dichiarazioni di guerra contro chi osa disturbare il manovratore.
Ad Affaritaliani.itla Salsi, che non si dimetterà da consigliera, commenta con toni duri l’espulsione: «Il dissenso non è concepito all’interno del movimento. Paradossalmente i partiti, con tutti i disastri che hanno arrecato a questo Paese, sono più controllabili dai cittadini di quanto lo siano Grillo e Casaleggio». Quello che emerge non è un progetto politico con delle effettive proposte, ma uno slogan elettorale, ha detto confermando tutti i dubbi espressi nelle ultime settimane, «mi chiedo se dietro al blog di Grillo ci sia effettivamente la volontà di portare avanti un disegno politico o invece la volontà di acquisire maggiore visibilità del blog per aumentare il volume di affari che ci gira intorno». Di certo per la consigliera bolognese, all’interno del movimento «c’è una forte invadenza di Grillo e Casaleggio», molto pericolosa perché, non avendo il movimento una struttura partitica, «è tutto in mano a loro». Non meno duro l’affondo su Facebook di Favia. «Gli interessi privati, i personalismi, la verticalità organizzativa, la fede messianica in un leader non sono mai state nel nostro Dna – avverte – accettare una deriva di questo tipo significherebbe arrendersi. E noi invece non ci arrendiamo mai». Poi un’amara retrospettiva di quello che doveva essere e non è stato: «Ci siamo messi in marcia in migliaia, in questi anni, per cambiare il paese. Rinnovare la sua cultura politica, marcita in decenni di scempio della cosa pubblica. Armati di tanto coraggio e buona volontà, abbiamo messo al centro etica e spirito di servizio, ottenendo nelle istituzioni risultati incredibili», ha scritto postando una sua intervista televisiva di qualche giorno fa. Per Marco Piazza, anche lui consigliere comunale a Bologna, c’è il serio rischio che «la decisione di Beppe» per i tempi e i modi finisca per fare un favore al partito di Bersani, «non vorrei che il segretaro del Pd stesse stappando una bottiglia di spumante».

 

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