Va tutto male: stangata dietro l’angolo

28 Nov 2012 0:04 - di Gabriele Farro

Ogni mese c’è un risultato ed è sempre negativo. Alla faccia dell’agenda Monti, incensata da Napolitano, sponsorizzata da Casini, rivendicata per dopo le elezioni dall’alta finanza e dalle agenzie di rating. I dati stanno tutti lì a dimostrare che il governo dei tecnici è stato un fallimento così come i suoi programmi. I nodi stanno venendo tutti al pettine in questo fine legislatura e i problemi potrebbero non essere finiti. Per l’Ocse dietro l’angolo c’è il pericolo di un’altra manovra economica. Un’ulteriore stretta di bilancio, prevista per il 2014 con l’obiettivo di mantenere il percorso previsto di riduzione del debito. I tecnici al governo, infatti, sembrano essere stati troppo ottimisti, perché l’economia non tira e il rigore montiano non aiuta. La prova? Nel 2012 e 2013, secondo le stime dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il Pil italiano segnerà un’ulteriore contrazione che, quest’anno, potrebbe essere di 2,2 punti percentuali e l’anno prossimo di circa l’1 per cento. Ancora clima di recessione, in sostanza, con ulteriore pressione su occupazione, salari e prezzi, e il debito pubblico stimato al 127 per cento nel 2012, al 129,6 per cento nel 2013 e al 131,4 nel 2014. Un percorso realistico che il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, cerca di esorcizzare con delle spiegazioni che non convincono nessuno. Conti in regola, ribadisce, e nessuna manovra: «È chiaro che noi abbiamo un bilancio in pareggio nel 2013 e anche nel 2014». «L’Italia – ribatte Palazzo Chigi – è stata fino a questo momento in grado di evitare lo scenario peggiore». Un merito che la stessa Ocse tende a riconoscere, ma che non sposta di una virgola le osservazioni fatte, anche perché, contemporaneamente a quello italiano, viene rivisto al ribasso anche quello dell’Eurozona, con ulteriore deterioramento del mercato del lavoro in tutta l’area di Erolandia. Con il fronte interno in caduta libera, perciò, l’Italia e la sua economia di trasformazione non potranno guardare neppure all’estero, perché diventa concreto il rischio di «una nuova rilevante contrazione economica a livello mondiale».

Consumi peggio del dopoguerra
Per i consumi è crisi nera. Un capitolo davvero scottante per governo, consumatori e famiglie. Le misure di austerità varate da questo esecutivo, fa presente l’Ocse, hanno causato il peggior calo registrato in Italia da cinquant’anni. «Il consolidamento fiscale, pari quest’anno a quasi il 3 per cento – sottolinea l’organizzazione internazionale con sede a Parigi – ha indebolito la domanda interna, e consumi privati hanno segnato il calo più massiccio dal secondo dopoguerra». Non stupisce, quindi, che della tanto auspicata ripresa non si sia vista per ora neppure l’ombra e la luce in fondo al tunnel, intravista da Monti qualche settimana addietro ha finito per rivelarsi un semplice essercizio di ottimismo, teso a sfruttare un effetto annuncio che poi non c’è nemmeno stato. E se non aumentano i consumi non potrà aumentare la produzione e, di conseguenza, sfruttamento degli impianti e occupazione. Conseguenza prima sarà che i senza lavoro continueranno ad aumentare fino a raggiungere il 12 per cento entro il 2014. Infatti, secondo l’Ocse il tasso, all’8,4 per cento nel 2011, salirà quest’anno al 10,6. per raggiungere l’11,4 nel 2013 e l’11,8 e più l’anno successivo.

 

Famiglie più povere
Le famiglie sono ormai alla canna del gas. Con i prezzi in crescita, le tasse al galoppo, le bollette sempre più pesanti e le buste paga al palo la capacità di spesa è ridotta al lumicino. Ormai non si parla più di quarta settimana. Chi era agiato ha ridotto il suo livello di vita e chi prima faceva a pugni con la quotidianità per sbarcare il lunario oggi ha alzato bandiera bianca. Molti hanno dato fondo ai risparmi, altri si sono indebitati, i più fragili, soprattutto a livello di pensionati al minimo, da tempo hanno chiesto soccorso alla Caritas.Il reddito delle famiglie è sceso per il quinto anno consecutivo e con meno soldi è anche diminuita la possibilità di contrarre prestiti. Il 2012 si annuncia addirittura peggiore del 2009, quello della grande recessione. Secondo Bankitalia quest’anno la contrazione del reddito supererà quella registrata tre anni fa (il 2,5 per cento), dopo che dal 2008 al 2011 la perdita di potere d’acquisto è stata del 5 per cento. Ne hanno risentito i consumi, ma ne ha risentito anche la possibilità di fare un mutuo o di risparmiare. Via Nazionale sottolinea che nel 2009 la propensione al risparmio era superiore di tre punti rispetto ad adesso e le famiglie, all’atto dell’acquisto dell’abitazione, erano nella condizione di sborsare un anticipo maggiore e di dare più garanzie alle banche che oggi, molto prudenzialmente, hanno ridotto la disponibilità a fare prestiti. La conseguenza è che mentre nel 2009 (il dato peggiore degli ultimi anni) sono stati erogati mutui per 40 miliardi, quest’anno non si raggiungeranno i 30. Salvatore Rossi, vice direttore generale di Bankitalia, esamina questi dati e rileva che «far tornare a crescere il prodotto e i redditi è la maggiore sfida per il nostro Paese». E non si può dire che il governo Monti abbia operato in questa direzione.

 

Un anno di governo Monti
Dopo un anno di governo tecnico gli italiani stanno peggio o meglio di prima? Sicuramente peggio. Neppure Monti, infatti, si azzarda a dire che oggi gli italiani sono più ricchi e felici. Del resto non potrebbe farlo: tutti gli indicatori gli danno torto. Con le retribuzioni orarie contrattuali che salgono dell’1,5 per cento su base annua, a fronte di un tasso d’inflazione che l’Istat indica nel 2,6 per cento e di una pressione fiscale che è aumentata di oltre 2,5 punti in un anno, le buste paga sono sempre più povere, anche perché i contratti non vengono rinnovati. I numeri sono da vera e propria catastrofe economica. Con Monti a Palazzo Chigi la disoccupazione è passata dal 9,3 al 10,8; l debito pubblico è cresciuto di 60 miliardi; la produzione industriale è scesa del 5,07 per cento; i consumi del 3,9; i mutui casa del 50 per cento; il Pil del 2,56; le retribuzioni dell’1,4. Ognuno legga e dia un giudizio.

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