Roma città aperta ma non per Casapound

16 Nov 2012 20:31 - di Redattore 54

Il Pd soffia sul fuoco della protesta giovanile: avendo perso ogni contatto con gli studenti che nei giorni scorsi hanno inscenato manifestazioni di protesta in più di ottanta città italiane (hanno marciato contro il governo che è sostenuto anche dal Pd), fa ricorso alla consueta strumentalizzazione antifascista prendendo di mira il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Quest’ultimo aveva giustamente chiesto che la Capitale venisse salvaguardata dall’ondata di manifestazioni che si riversano nel centro storico determinando una situazione di caos ingestibile e così il Pd romano gli ha chiesto adesso di prendere le distanze dal corteo di Casapound in programma per il 24 novembre (manifestazione indetta contro il “governo dei banchieri” e non per chiedere il ritorno del Duce). C’è anche un appello in rete per “esorcizzare” il pericolo Casapound e diversi esponenti della sinistra romana, ma anche dell’Idv, come il senatore Stefano Pedica, hanno fatto sentire la loro voce contro Alemanno accusandolo di tacere quando in piazza a Roma sfilano i neofascisti.
Eppure, stando ai fatti, tutti questi boatos contro il corteo di Casapound che hanno il sapore di una campagna elettorale old style risultano piuttosto incoerenti e soprattutto infondati. Incoerenti perché Roma è stata da pochi giorni teatro di una grande mobilitazione studentesca dove si sono verificati anche atti di teppismo e scontri ed episodi biasimabili contro la Sinagoga (azioni non ascrivibili a Casapound che pure ha partecipato ai cortei con un concentramento a piazza del Popolo indetto dal Blocco studentesco). E dunque perché si dovrebbero applicare due pesi e due misure, e cioè consentire agli studenti legittimamente di manifestare e vietare invece lo stesso diritto ai militanti di Casapound? L’appello è anche infondato perché non spetta certo ad Alemanno fare il sindaco-sceriffo e vietare i cortei, o anche fare la lista dei buoni che possono manifestare e dei cattivi che invece devono restare a casa. La questione nasce perché a Roma si deve votare e si cerca di mettere in difficoltà il sindaco perché il figlio Manfredi è un militante di Casapound. Ora, è possibile che una sinistra che si candida a governare la Capitale non abbia alcuna idea migliore per attaccare l’avversario, cioè il sindaco uscente, che quella di utilizzare un ragazzo diciottenne? Possibile che siano ridotti a questo? E pensano davvero che i romani voteranno seguendo gli anacronistici fantasmi del Ventennio? Infine, se davvero hanno a cuore la serena convivenza tra cittadini che non deve essere turbata da manifestazioni di intolleranza sono proprio sicuri che con un atto di intolleranza (cioè con un divieto a manifestare) si possano salvagurdare libertà e democrazia? Soffiare sul fuoco delle contrapposizioni in definitiva non conviene a nessuno anche perché, adottando l’antica tattica di “alzare il livello dello scontro”, possono forse trovare un seguito in frange ideologizzate in cerca di identità (quella antifascista) ma si allontaneranno dalla parte viva e pensante della città che guarda con crescente insofferenza a questo teatrino.

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