Monti può essere solo “nominato”
Sul futuro del premier Mario Monti, tirato per la giacca dal nuovo centro, osteggiato da parte del Pdl, guardato con diffidenza dal Pd, è stato ieri il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a chiarire le prossime mosse. L’idea che il professore si sottoponga al giudizio degli elettori viene scartata dal Colle: «Un senatore a vita non si può candidare al Parlamento perché già parlamentare. Non può essere candidato di nessun partito. Non è particolare da poco e qualche volte si dimentica».
Ma per Napolitano questo non deve significare che, dopo il voto, Monti debba essere messo da parte. L’auspicio non detto, ma sottinteso, è che Monti potrà essere “invocato” nuovamente come salvatore della patria soprattutto se il Parlamento uscito dalle urne risultasse conformato in modo tale da non garantire maggioranze stabili. «È un senatore a vita e pertanto ha uno studio a palazzo Giustiniani dove potrà ricevere chiunque, dopo le elezioni, vorrà chiedergli un parere, un contributo o un impegno». Napolitano ha detto che il suo successore farà le consultazioni dopo le elezioni per dare l’incarico al nuovo premier «e quella è la sede in cui ogni partito potrà fare la sua proposta e preferenza». «Alcune forze politiche o gruppi o movimenti – ha aggiunto Monti – pensano che il presidente Monti potrebbe continuare a fare il presidente del Consiglio in un contesto politico. È un diritto o una facoltà che può avere qualsiasi partito». No a una lista Monti, però, perché «non avrebbe alcun senso» perché sarebbe «pur sempre una lista che presenta suoi candidati al Parlamento». La preoccupazione di Napolitano sembra essere in primis quella di sottrarre l’attuale premier alla dialettica partitica. Da una parte c’è infatti il tentativo di alcuni di farsi scudo del suo nome per ottenere voti. E le parole di Napolitano sono indirizzate non a caso sia al Terzo Polo (Fini e Casini) sia all’area di Montezemolo-Riccardi. E il messaggio in quella direzione è chiaro: se volete i voti chiedeteli per i vostri candidati e non per Monti.
Il segnale inviato è però anche per quanti, a partire dal Pdl, chiedono che Monti si sottoponga al giudizio del popolo sovrano e partecipi alla competizione politica abbandonando il ruolo super partes, mettendosi alla pari con tutti gli altri leader che si sono dovuti guadagnare il consenso sul campo. Ma su questa ipotesi la chiusura del Quirinale è netta: Monti l’incandidabile può essere solo “nominato” e non “eletto” visto che il suo ruolo è già stato blindato con la nomina di senatore a vita.
Tra l’altro nel futuro di Monti non c’è solo la possibilità di tornare a Palazzo Chigi ma anche quella di essere il successore dello stesso Napolitano. In questo secondo caso il premier, sottratto all’agone politico, si troverebbe nella posizione ideale per ricoprire il ruolo di garante.
Le parole pronunciate da Napolitano a Parigi, dove si trova per una visita di Stato di tre giorni, hanno suscitato la reazione di Alessandra Mussolini (Pdl), per la quale «il Presidente Napolitano ha finalmente gettato la maschera, dimostrando con le sue strabilianti dichiarazioni di essere non solo il tutore ma anche lo sponsor e il portavoce di Monti, arrivando a spingere apertamente i partiti dopo il voto per un governo Monti bis. Si tratta di affermazioni che – a mio parere – oltrepassano i limiti che la Costituzione gli impone». Anche la Lega Nord non ha apprezzato la mossa del Colle: «Il presidente Napolitano – scrive in una nota il senatore leghista Paolo Franco – sostiene che, essendo senatore a vita, Monti non può essere candidato premier alle elezioni; dopo, però, potrebbe essere chiamato a guidare il futuro governo. È una ‘innovazione’ costituzionale speciosa, comoda ed incoerente!». Franco ricorda come nella scorsa legislatura «i senatori a vita di allora, da Rita Levi Montalcini a Emilio Colombo, da Oscar Luigi Scalfaro a Carlo Azeglio Ciampi, accorrevano trafelati a portare i pochissimi voti di cui aveva bisogno il governo Prodi per restare in piedi. Caduto Prodi – ricorda ancora il parlamentare della Lega Nord – non si son più fatti vedere». Ma, domanda Franco, «non si dice che ci vogliono le preferenze per consentire ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti? Perché il presidente senatore Mario Monti dovrebbe essere sollevato da questo giusto onere? Vuole governare l’Italia? Si candidi e vinca le elezioni». Dopo le critiche ricevute il Quirinale ha diffuso una nota in cui smentisce sponsorizzazioni a favore del Monti-bis: «Il presidente Napolitano ha solo richiamato in modo inconfutabile i termini obiettivi in cui il problema della formazione del nuovo governo si porrà una volta concluso il confronto elettorale nel rapporto tra le forze politiche e il nuovo Capo dello Stato».
«La nota del Quirinale in merito alla non candidabilità del senatore a vita Mario Monti – ha commentato Mario Landolfi del Pdl – introduce un elemento di necessaria chiarezza nel dibattito tra i partiti e lascia intendere che l’attuale presidente del Consiglio resta una risorsa della Repubblica che non è saggio né opportuno piegare ad interessi di parte. A questo punto ritornano centrali il tema della legge elettorale e le primarie di Pd e Pdl: appare infatti evidente che la salvaguardia dell’impianto bipolare è condizione necessaria per restituire alla nazione un governo politico».
Il dibattito è aperto, dopo le parole di Napolitano, non solo sul Monti-bis ma anche sulla sua possibile ascesa al Quirinale. Ipotesi accreditata da Bersani: «Il centesimo che ho risparmiato non puntando sul Monti bis lo punto invece sull’ipotesi che Mario Monti vada al Quirinale». Così il segretario del Pd, in un’intervista a Radio Montecarlo mentre si astiene dal gioco dei nomi Matteo Renzi: «Monti è prezioso per l’Italia ma non facciamo il gioco dei toto-nomi». Il sindaco di Firenze risponde così a chi gli chiede cosa pensi dell’ipotesi Monti al Quirinale e aggiunge: «Non facciamo il gioco dei toto-nomi in particolar modo per quel che riguarda il Quirinale che è l’incarico più importante e su cui evitare il gioco della personalizzazione e dei nomi».
E il raggruppamento pro-Monti che fa? Una risposta indiretta a Napolitano arriva dal leader Udc Casini: «Faremo una lista che si richiama espressamente al lavoro di Monti, saranno gli elettori a giudicare».