L’ultima follia: riproporre Monti quando nessuno lo vuole più
La politica ha logiche particolari, spesso incomprensibili. Ed è incomprensibile quel che sta accadendo in questi giorni: si attende l’avvento del nuovo Messia (Monti), si forma un cartello elettorale centrista per venerarlo, si sgomita per mostrarsi suoi credenti al di sopra di ogni sospetto. Chiunque osi criticare il tecnopremier viene condannato al rogo, «mai in lista chi ha detto una sola parola contro di Lui», con la “elle” rigorosamente maiuscola. Scelte strane perché, mai come in queste settimane, si avverte a pelle il malcontento nei confronti dei tecnici che crollano nei sondaggi e che, ovunque mettono piede, vengono contestati non solo dai centri sociali, ma dalla gente comune, dai professionisti, dagli operai, dai docenti. Monti è stato preso di mira persino quando è andato alla Bocconi – all’esterno proteste, tafferugli e fumogeni – mentre la Cancellieri s’è beccata fischi e urla al palazzetto dello sport di Rimini. La Fornero vanta già il record delle contestazioni. Le ultime, in ordine cronologico, a Trento (uno striscione con la scritta “Elsa go home” e l’appellativo di “ministra del disastro sociale e delle gaffe”). Poco prima i fischi a Torino, con la Fornero accolta da cori da stadio: «Vergogna, vergogna, nessuno vi ha mai eletti».Profumo se la vede brutta un po’ ovunque: dai “buuu” dai precari della scuola, ai fischi agli Stati generali della Cultura, e ancora dagli studenti nei convegni. Passera e Barca sono stati nel mirino a Carbonia, con gli operai che sono arrivati a sfondare le barriere che proteggevano il vertice sul Sulcis, con tanto di lancio di pietre e palloncini di vernice. Basta farsi un giro negli autobus per capire cosa pensa la gente del governo Monti. Eppure i centristi vogliono il bis. Forse perché è la loro unica chance. O forse perché Casini e Montezemolo non prendono l’autobus.