La sinistra che vuole governare anche quando è minoranza
Blitz. Parola chiave di questa legislatura. Particolarmente abusata su temi costituzionali o riguardanti le leggi elettorali. Quando al Senato si è votato per il semi-presidenzialismo con una convergenza di Lega e Pdl, il Pd (e la vasta stampa che simpatizza) gridò al blitz e alla forzatura. Quando poi passarono in commissione perfino le preferenze, con anche i voti di Udc, Fli e Mpa si aprì il cielo. Altro che blitz, era addirittura il ritorno dell’orrendo centrodestra e il Pd si sentiva tradito non solo dal Pdl, che osava votare con la Lega, ma vieppiù dall’Udc che osava votare con il Pdl. Ieri un altro blitz, un altro affronto, un’altra intollerabile alleanza dei cattivi contro i buoni. Sempre al Senato, Udc e Pdl votano l’innalzamento della soglia per accedere al premio di maggioranza, oltre il 40%. Bersani si arrabbia di nuovo e dice che si tratta di una cospirazione contro di lui, che deve assolutamente vincere anche se non ha voti a sufficienza. Qualcuno sussurra che forse, su input di Napolitano, ci si sia preoccupati più di porre un argine a un fronte sfascista grillodipietrista che non alla sua santa alleanza. Ma Bersani l’ha presa sul personale. Si tratta d’altronde di una costante: che vinca o che perda, la sinistra italiana è convinta che in un modo o nell’altro sia lei a dover governare. Con Prodi finì per schiavizzare un pugno di anziani signori (e signore) – senatori a vita – costretti ad andare a votare con la flebo per regalare un mese in più al governo di centrosinistra. Oggi sono arrivati persino a sostenere “il governo dei banchieri” pur di rimettere le mani in pasta. “Col diavolo o con Dio… purché governi io!”.