Grecia all’ultimo sangue: ma non basta
Atene sta bruciando mentre il Parlamento approva la nuova “stangata”. È piazza Syntagma ancora una volta il teatro dell’ennesima tragedia greca. La mezzanotte di mercoledì è passata da alcuni minuti, quando il Parlamento, nel corso di quella che è stata una delle più tempestose riunioni degli ultimi 10 anni, ha votato sì, pur con una minoranza risicata, al cruciale pacchetto di austerity promesso alla troika ( Bce, Ue e Fmi) per ottenere un’altra tranche di aiuti da 31,5 miliardi di euro. Non è bastata una città messa ancora una volta a ferro e fuoco come nel febbraio scorso a fermare il Parlamento. Non sono bastati gli scioperi in tutti i settori iniziati da lunedì.
Battaglia a piazza Syntagma
Fuori dal Palazzo il primo atto della tragedia era iniziato già dalle sei del pomeriggio di mercoledì con scene di guerriglia urbana, almeno 100 mila persone in piazza, lanci di molotov, lacrimogeni e, per la prima volta, i cannoni ad acqua della polizia contro i dimostranti. Gli idranti cominciano a sparare il getto ad altezza d’uomo. I sibili dei lacrimogeni si moltiplicano. Tempo un’ora e piazza Syntagma si è trovata immersa in un’ enorme nuvola bianca. L’aria è irrespirabile e se la cava solo chi ha le maschere antigas. Ormai le vendono dovunque in strada, ad Atene. Poi ha iniziato a piovere.
Il governo è uscito ferito perché dopo la votazione ha perso sette parlamentari. Evangelos Venizelos, il leader del partito socialista Pasok che sostiene il governo di coalizione del premier Antonis Samaras, ha infatti espulso dal partito sei deputati perché non hanno rispettato la linea indicata dal Pasok, mentre per lo stesso motivo Samaras ha espulso un parlamentare dal suo partito, Nea Dimokratia. Ma ad essere feriti di più sono i greci. Il Paese era già da due giorni paralizzato da uno sciopero generale convocato dai due maggiori sindacati greci (Gsee ed Adedy).
Altre misure “lacrime e sangue”
Il pacchetto di tagli da 13,5 miliardi, che rappresenta la nuova Finanziaria greca di medio termine (2013-2016), abolisce tutti i bonus extra per pensionati e dipendenti statali, introduce nuovi tagli sino al 25% alle pensioni e allo stesso tempo riduce sino al 27% i cosiddetti «stipendi speciali» (polizia, magistratura, forze armate, personale medico degli ospedali statali, docenti universitari, diplomatici) fino al 27%, mentre spiana la strada per il licenziamento di 2.000 statali e l’abolizione della previdenza sociale fornita dallo Stato che sarà sostituita da indennità collegate al reddito. In base al pacchetto, le pensioni del settore privato saranno ridotte sino al 25% mentre sarà pure innalzata di due anni (da 65 a 67) l’età pensionabile, saranno aboliti i bonus extra per i pensionati statali, e saranno pure abolite le pensioni dei parlamentari e delle autorità comunali che saranno eletti d’ora in poi. Il disegno di legge prevede cambiamenti nelle prima rigide relazioni di lavoro nel settore pubblico e consentirà il licenziamento o il trasferimento in altri posti dei dipendenti statali il cui ente sia stato abolito.
La protesta prosegue
Una scure sta per abbattersi sul Paese e la protesta non si ferma. Ieri ancora un giorno di pesanti disagi per gli abitanti di Atene a causa dello sciopero di 24 ore indetto dai dipendenti dell’azienda dei trasporti pubblici che fermeranno treni urbani, metropolitana, autobus e tram. Il caos è totale. Anche i dipendenti della compagnia elettrica ellenica (Deh) hanno continuato la loro protesta iniziata lunedì scorso con una serie di scioperi ripetuti di 48 ore. Un gruppo di dimostranti ha occupato gli uffici centrali della compagnia chiedendo alla Direzione di non aumentare le bollette della corrente e ai parlamentari di non approvare il bilancio dello Stato per il 2013 il cui voto è previsto per domenica sera in Parlamento. Scene di ordinaria disperazione in una Grecia sfiancata da cinque anni di recessione, con una disoccupazione da record e paralizzata da scioperi continui. Tutto questo mentre da Bruxelles e Berlino arriva il plauso alle misure di austerity. «Sono un importante passo nella giusta direzione», ma un altro voto altrettanto «cruciale» è atteso per domenica prossima, poi lunedì la parola passerà all’Eurogruppo, ha detto Simon O’Connor, portavoce del Commissario Ue agli affari economici, Olli Rehn. Con l’approvazione dei due provvedimenti da parte del Parlamento di Atene sul tavolo, i ministri delle Finanze dei 17 Paesi dell’eurozona cercheranno di trovare un’intesa politica su altri due «elementi chiave» del dossier Grecia: la fissazione del livello di sostenibilità del debito greco e le necessità finanziarie del Paese. «Speriamo di poter concludere i lavori nei prossimi giorni», ha detto O’Connor.
Altre incognite
Di diverso avvio il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Shaouble, secondo il quale non è in vista «per le prossime settimane» un accordo tra Ue-Bce-Fmi e Grecia sul versamento di una nuova tranche di aiuti. Altre incognite che rendono ancor più drammatici gli sforzi a cui saranno sottoposti i greci.
«Un passo molto importante per il Paese» è stato compiuto secondo il presidente della Bce, Mario Draghi, che aggiunge che la Bce considera i finanziamenti alla Grecia «temporanei, sono di emergenza ma non finanziamenti di Stato».
«Ora cominciano le difficoltà»
«Non possiamo concedere un rifinanziamento monetario alla Grecia, la Bce non può fare più nulla», ha continuato Draghi. Il premier greco Samaras dal canto suo è convinto che la Grecia «stia voltando pagina, anche se il ministro delle Finanze, Yannis Stournaras, più pragmaticamente ha detto invece che ora «cominciano le difficoltà», lasciando intendere che non sarà facile mettere in atto le misure e invitando l’Europa a fare «il suo dovere» come è stato chiesto ai greci di «fare il proprio». Insomma, questa nuova stangata potrebbe non bastare ancora. E domenica notte si replica: all’ordine del giorno il voto sul bilancio dello stato.